Chi, all’ora del tramonto, arriva con la nave su quest’isola del Golfo di Napoli, situata a pochi km da Pozzuoli, lasciandosi lentamente alle spalle il Vesuvio e l’agitazione partenopea, scopre un piccolo mondo fatto di colori e luci tipicamente mediterranei dove nulla è artefatto e dove i caratteri originali sono rimasti ovunque intatti. Dal mare la si abbraccia con un solo sguardo tanto è piccola e l’abitato più antico, quella più alto, domina l’isola: una Terra Murata dove s’innalzano le imponenti mura del Carcere Nuovo, il castello medievale costruito su una rupe di tufo a difesa dai Saraceni, e numerose chiese e conventi. Minuta e schiva, quest’isola è un tavolato vulcanico con almeno cinque crateri spenti, sul quale vivono undicimila persone che hanno deciso di non venderla, per ora, al turismo d’élite, costoso ed esclusivo delle vicine sorelle maggiori. E quando scende definitivamente la sera compaiono i bagliori delle altre isole e della costa, e mentre altrove comincia “la vita” l’isola di Arturo va a dormire.

  1. Per gli ultimi raggi del sole che addolciscono i colori violenti, che vanno dal rosa al giallo, passando dal rosso porpora e al bianco calce, degli agglomerati di casette ammassate in un alternarsi di gradinate, archi, tettoie, balconi, passaggi dove è difficile distinguere il confine tra casa e strada.
  1. Per la sensazione di pace, di un tempo rallentato, di una vera dimensione umana, che trova conferme. E a chi conosce Elsa Morante parrà di entrare nel mondo di Arturo, o in quello del Postino di Massimo Troisi, o in quello della Graziella di Lamartine.
  1. Per le straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti, oliveti e vigneti. E ovunque limoni grandi e saporiti, sotti i quali vengono spesso serviti piatti tradizionali dal gusto indescrivibile. Mentre ci si inebria di profumi di pesce fritto, olio d’oliva, aglio, basilico e prezzemolo. Straducce che ti portano in un batter d’occhio dove all’improvviso appaiono solitarie spiagge di sabbia chiara o coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere.
  1. Per l’insolita architettura dell’isola che testimonia l’incontro delle culture marinara e contadina: l’originale porto dei pescatori, inaccessibile alle auto, è fatto di case addossate l’una all’altra tanto da mescolare in una sola dimensione pubblico e privato, che si riversano, a ventaglio, verso il mare, come una cascata. Gli abitanti hanno da sempre legato le loro sorti al mare: sono grandi navigatori ma pure infaticabili contadini la cui operosità è premiata da un clima mite e da una terra fertile che produce ortaggi e agrumi di dimensioni insolite.
  1. Per fare lunghe passeggiate come quella che porta oltre Punta Solchiaro, fino a un isolotto disabitato, Vivara: trenta ettari protetti, fitti di lecci, mirto e corbezzolo dove si riproduce ancora il coniglio selvatico portato sull’isola dal re di Napoli Carlo III. 03.03.17

Dove dormire: Da Crescenzo, piccolo e semplice albergo tre stelle con vista sul mare, a Chiaiolella. Ottimo ristornate. www.hotelcrescenzo.it 

Dove mangiare: Ristorante La Pergola, nell’entroterra dell’isola. Clientela locale.

Come arrivare: in treno (Freccia Rossa o Italo diretti senza cambio da Milano), in aereo da Milano a Napoili, poi con nave/ferry da Pozzuoli o da Napoli. Sull’isola circolano piccoli minubus che collegano le principali comunità. Le stradine dell’isola non sono adatte alle auto. Quindi per una volta lasciate il SUV a casa…