La Varsavia nel 2017 non ha più nulla a che vedere con la Varsavia del 1987, ma nemmeno con la Varsavia del 1937 o del 1947. Oggi la capitale polacca è una città decisamente molto moderna, giovane e dinamica, e poco o nulla ricorda il grigiore del suo passato sovietico. Come di fatto poco o nulla resta di autentico del suo passato storico. Tutto quanto di antico oggi si può vedere è semplicemente una (quasi) perfetta ricostruzione di quello che fu la città: occupata e bombardata dai tedeschi nel 1939 al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1944 la città fu rasata al suolo dai nazisti dopo l’insurrezione polacca. Il ghetto ebraico creato dai nazisti nel 1940 fu invece rasato già nel 1943. E quel poco che ancora restava di Varsavia fu polverizzato dai tedeschi nel 1945 prima della loro fuga, mentre i russi se ne stavano dall’altra parte della Vistola ad osservare. Nel 1946 iniziò subito la ricostruzione, almeno di parte della città vecchia, anche sulla base di antichi dipinti, fra cui molti di Canaletto che aveva saputo raffigurare i palazzi della città nel dettaglio. Il resto della città fu invece concepito sulla base di modelli urbanistici sovietici in voga allora, con grandi viali e palazzi giganteschi, fra cui il sempre esistente Palazzo della Cultura, assurto a simbolo della città. Varsavia si visita con piacere durante le calde estati polacche. Ma nulla può sostituire la magia e il fascino che emana quando neve e gelo avvolgono la capitale. Ed è il periodo che preferiamo.

  1. Per attraversare, nel silenzio della notte sotto la neve, le romantiche viuzze attorno alla Piazza del Mercato, cuore di Stare Miasto, la città vecchia, dominata da un’improbabile sirena e dalle case signorili dei mercanti. Mentre i palazzi color rosso ocra, la cattedrale di San Giovanni Battista, e le chiese dei Gesuiti e di San Martino si imbiancano a poco a poco, i pochi passanti sono illuminati dalla luce molto tenue dei candelabri. Luce che valorizza quasi in modo surreale le mura color mattone dei bastioni.
  2. Per ammirare la cura con la quale è stato ricostruito a partire dal 1971 (e completato nel 1988) il Palazzo reale, rasato al suolo nel 1944. Residenza ufficiale di monarchi polacchi. Nella sua struttura originaria il castello risale al XIV secolo, edificato dai duchi di Masovia e la città di Varsavia crebbe intorno ad esso. Nel 1596 il re Sigismondo III Wasa lo scelse come residenza quando la città di Varsavia venne scelta come capitale del regno. Il castello venne ristrutturato tra il 1598 e il 1619, ad opera di architetti italiani, fra cui pure Matteo Castelli di Melide e Giovanni Battista Trevano di Lugano. Assai numerosi furono gli artisti ticinesi che operarono in Polonia fra il ‘500 e il ‘700, fra cui l’architetto Giacomo Fontana di Novazzano che nel ‘700 si occupò anche della ristrutturazione del Castello Reale.
  3. Per percorrere nella neve la Strada Reale che collega la città vecchia al Parco reale di Lazienki. Anch’essa interamente ricostruita, propone “antichi” palazzi di notevole prestigio quali il Palazzo Radzivill, sede del Presidente della Repubblica, gli storici Hotel Bristol e Europejski, l’Università e l’Accademia polacca delle scienze (Palazzo Staszic) nonché le chiese barocche di Sant’Anna, dei Carmelitani, delle Visitandine (una delle poche ad essere rimaste intatte), di Santa Croce. Splendide chiese aperte ad ogni ora e molto frequentate dai fedeli. Interessanti pure la Colonna Sigismondo, e i monumenti a Copernico e a numerosi personaggi polacchi.
  4. Per inoltrarsi, lasciandosi alle spalle il maestoso Teatro dell’Opera, fra gli alberi congelati del vasto parco Ogrod Saski e veder apparire fra la nebbia la gigantesca mole del Palazzo della cultura e della scienza. Una volta raggiunto si sale fino al 30mo piano da cui si gode una vista mozzafiato su tutta Varsavia. Eretto fra il 1952 e il 1955 al centro della città al posto dei palazzi distrutti, fu un dono del popolo sovietico. Al suo interno troviamo anche cinema, ristoranti, negozi e teatri. Piace o non piace, ma non lascia nessuno indifferente. E poi dove troviamo ancora un’anziana donna che fa funzionare gli ascensori? Sembra di entrare in un film della nouvelle vague russa. Il Palazzo è oggi circondato da innumerevoli e avveniristici grattacieli che contribuiscono a creare la nuova identità polacca. E fra tutti spicca il Prudential Building, primo grattacielo di Varsavia. Costruito nel 1931 in stile Art déco fu mille volte bombardato ma resistette agli assalti tedeschi.
  5. Per visitare i numerosi musei che permettono non solo di conoscere meglio la Storia di Varsavia e della Polonia, ma pure di capire quanto questo Paese, spesso vittima e martire, ha dato alla costruzione europea. Fra i numerosissimi possiamo citare il Museo Chopin, il Museo dell’Insurrezione, il Museo storico di Varsavia, Palazzo Wilanow, il Castello Reale. Tanti luoghi ricchi di cultura che offrono un gradevole riparo al freddo e al gelo, e dopo le visite la città offre innumerevoli bar e tea room, d’epoca, alternativi o design, dove trovare molte risposte al bisogni impellenti di dolcetti. Fm / 15 settembre 2017

Come arrivare: voli diretti da Zurigo e da Milano. Oppure in treno con cambio a Berlino o a Praga.

Dove dormire: assolutamente nello storico Hôtel Bristol. Costruito nel 1901 era famoso per i suoi balli e ricevimenti. Maria Curie festeggiò qui il premio Nobel e Marlène Dietrich vi soggiornò spesso. Un vero lusso d’antan a prezzi contenuti. Manca solo Hercule Poirot!

Dove mangiare: il nostro preferito era il Dom Restauracyjny Gessler, sulla Piazza del Mercato. Si consiglia di scendere nelle sale situate nelle cantine. Un tuffo nell’Europa medievale. Unico. E ottimo. Verificare però se ancora esiste nella sua forma tradizionale. Infatti, sembra che la gerenza sia cambiata e dal sito che tutto sia diventato molto nouveau riche, anonimo. Peccato.

Informazioni qui

Un film: “Il Pianista”, di Roman Polanski. Racconta la storia di Varsavia fra il 1939 e il 1945 attraverso il destino di un celebre musicista. Un film culto.