Sembrano molte città messe insieme: eppure questa città è unica, capitale di un Paese che c’è e non c’è, di una diaspora culturale prima ancora che politica. Un Paese con frontiere invisibili ma solide che attraversano i campi, le case, le cucine, i letti e il cuore della sua gente. Da Alifakovac e Kovaci, due dei suoi numerosi cimiteri, la città sembra seguire la striscia d’acqua della Miliacka. In controluce il profilo dei minareti si confonde con le cupole ortodosse, con i campanili cristiani, con la merlatura moresca della sinagoga. E tutt’intono a Momo e Uzeir, due grattacieli socialisti, i tetti rossi salgono come in un presepio i fianchi delle montagne che nel 1984 accolsero gli ori olimpici.

Nel nostro immaginario collettivo Sarajevo sembra lontana, dimenticata, ormai uscita dalla Storia solo perché è sparita dagli schermi televisivi. Eppure è vicinissima: è nel cuore dell’Europa ai confini del mondo musulmano e di quello cristiano. In particolare il centro storico, con le sue viuzze ottomane e le sue botteghe di artigiani, è stato restaurato con molta cura dopo la guerra degli anni 90. Anche se le cicatrici sono sempre presenti nella carne e nelle cose, la vita è ripresa alla grande come per recuperare il tempo perduto. Marsala Tita, la città vecchia e il piccolo quartiere turco sono rinati,  così come la celebre moschea Husrev Bey, la fontana Sebilj, la neogotica cattedrale, il tristemente celebre mercato Markale e tutta una miriadi di piccoli commerci, ristoranti e locali notturni.

Oggi è una delizia passeggiare nelle stradine pedonali, fra i tavoli dei tantissimi bar e ristoranti animati da mane a notte fonda. Oppure riposarsi nelle corti delle moschee, all’ombra di immensi tigli profumatissimi. O ancora visitare chiese, musei, luoghi della memoria recente, o una delle tante boutique alla moda che colorano il centro città. Oppure prendere il tram fino all’ottocentesca biblioteca nazionale in stile moresco andata in fumo il 25 agosto 1992 sotto le bombe. Ma che oggi, splendidamente restaurata, specchia nuovamente i suoi colori oro e ocra nel fiume vicino.

Sarajevo è ancora oggi una città prevalentemente laica anche se le caratteristiche mussulmane si sono irrigidite e la multiculturalità non è più quella che c’era prima del 1992. Per secoli Sarajevo fu simbolo di tolleranza fra etnie e religioni ma oggi della convivenza culturale e religiosa La Storia del 20° secolo iniziò nelle sue strade con l’attentato di Gavrilo Princip che diede l’occasione alla Prima Guerra mondiale e finì con il più lungo assedio del secolo e con la sua distruzione morale, religiosa ed etnica che ha riportato il secolo sull’orlo del suo inizio. Fm / 08.02.17

Dove dormire: Boutique Hotel Central / www.hotelcentral.ba / Storico, moderno, a due passi da tutto.

Dove mangiare: ovunque in città vecchia… lasciarsi sorprendere dal personale di bar e ristoranti molto gentili e disponibili e dalle loro proposte culinarie che ricordano sia la cucina ottomana, sia quella greca, sia quella austro-ungarica.

Come arrivare: Aeroporto internazionale a Sarajevo, voli per Zurigo e Milano. In treno da Zagabria o da Belgrado (10 ore, 4 dogane…). Oppure in nave da Ancona fino a Spalato, poi in bus fino a Sarajevo, diretto o via Ploce, sulla costa dalmata, e poi in treno via Mostar. Un’avventura degna di un film di Poirot ! Esperienza unica.