(Vedasi pure gli altri quattro articoli sull’Albania in questo blog – 1 – 2 – – 4)

L’Albania è un Paese relativamente piccolo ma la sua conformazione montuosa, i trasporti pubblici poco performanti e il genere di strade fanno sì che per poterlo visitare interamente si deve disporre di almeno due settimane. Abbiamo purtroppo dovuto tralasciare tutto il nord e la regione del Lago di Scutari, le regioni di montagna confinanti con la Macedonia e con il nord della Grecia, e in particolare i laghi Ohrid e Prespa. Lungo l’itinerario scelto, che va da Durazzo a Saranda per poi risalire a Tirana passando da Tepelene, si incontrano anche numerose località di grande interesse storico, architettonico, archeologico e paesaggistico quali Berat, Apollonia, Butrint e Argirocastro.

Berat è una delle città albanesi più antiche e più belle, fondata nel IV secolo a.C. dagli Illiri. Nel 1385 venne conquistata dai turchi ottomani e nel 1396 divenne capitale del Principato di Berat. E’ una città ricca di monumenti storici, moschee ottomane e chiese ortodosse tardo-medievali. La lunga dominazione turca è ben riscontrabile nell’edilizia civile locale che riflette i gusti orientali dell’epoca ottomana. Il centro storico, dalle mille finestre, è suddiviso in tre aree ben riconoscibili: Kalaja (il castello), Mangalem (il quartiere sotto il castello) e Gorica sulla sponda sinistra del fiume Osum. Di particolare rilievo  sono il Ponte di Gorica, d’epoca ottomana che unisce Gorica e Mangalem, il Castello di Berat che sorge su uno sperone roccioso che domina la città e la valle, il Museo etnografico Onufri con splendide icone, le quattro chiese bizantine a Kalaja e le moschea degli Scapoli, di Piombi e del Re nella zona di Mangalem. La città moderna presenta un’interessante viale alberato pedonale , con giardini, ristoranti e bar lungo il fiume. Molto piacevole. Per il resto domina, come ovunque in Albania, lo stile libero albanese, un misto fra architettura socialista popolare, speculazione moderna e monumentali palazzi d’un kitsch assurdo.

Il sito archeologico di Apollonia invece è quasi sul mare, poco lontano dalla coloratissima Fier. Fu fondata nel 588 a.C. dai coloni Greci di Kerkyra e Corinto. La città divenne ricca grazie al commercio degli schiavi e all’agricoltura. Era un importante porto, il più vicino alla costa italica ed a Brundusium (Brindisi), e punto di partenza della Via Egnatia che conduceva fino a Byzantium (l’attuale Istanbul) nella Tracia. La città era inclusa nei domini di Pirro, re dell’Epiro. Nel 229 a.C. fu posta sotto il controllo della Repubblica romana. Apollonia divenne parte della provincia romana di Macedonia. Il suo declino cominciò nel III secolo quando un terremoto cambiò il corso del fiume Voiussa, causando al porto problemi di navigabilità. Verso il V secolo la città cominciò a svuotarsi per il continuo e progressivo sviluppo della vicina Valona. Con la fine dell’antichità la città ridusse sempre più la sua popolazione, ospitando solo una piccola comunità di Cristiani che nel XIII secolo costruì sopra la collina il bellissimo insieme del monastero di Ardenica intorno alla chiesa di culto ortodosso.

I primi scavi furono seguiti da un’équipe francese negli anni 1924-1938 e parte del sito fu danneggiato durante la Seconda guerra mondiale. Dopo la guerra nuovi scavi furono condotti ma molto del sito archeologico non è ancora stato scavato e resta nascosto dalla folta vegetazione. Salvo per alcuni manufatti è assai difficile immaginarsi come poteva essere il sito. Durante l’anarchia che seguì la fine della dittatura nel 1990 molti dei beni archeologici furono trafugati per essere venduti a mercanti e collezionisti occidentali, come sta succedendo oggi in tutta la Siria.

Butrinto è pure un sito archeologico, vicino al confine con la Grecia, in una posizione incantevole fra lagune, boschi, campi e un mare azzurro. Abitata fin dai tempi preistorici, Butrinto è stata nei secoli una città epirota, una colonia romana e un vescovado. Secondo Virgilio fu fondata dal profeta troiano Eleno, figlio del re Priamo. I resti archeologici più antichi datano di un periodo compreso fra il X e l’VIII secolo a.C. Butrinto occupava una posizione strategicamente importante per la sua posizione sullo stretto di Corfù. Dal IV secolo a.C. crebbe in importanza e comprendeva un teatro, un tempio ad Asclepio ed un’agorà. Nel 228 a.C. divenne un protettorato romano insieme a Corfù, e successivamente parte della provincia dell’Illyricum. Nel 31 a.C. l’imperatore Augusto, vincitore della Battaglia di Azio contro Marco Antonio e Cleopatra, fece di Butrinto una colonia di veterani. I nuovi residenti espansero la città e costruirono un acquedotto, le terme, un foro e un ninfeo. Tutti manufatti ancora ben visibili. Nel III secolo gran parte della città venne distrutta da un terremoto che rase al suolo parecchi edifici del foro.

All’inizio del VI secolo Butrinto divenne un vescovato e furono costruiti il battistero e la basilica. L’imperatore Giustiniano rafforzò le mura della città, che però venne saccheggiata nel 550 dagli Ostrogoti guidati dal re Totila. Dal VII secolo si ridusse ad una piccola città fortificata. Nei secoli quest’area fu luogo di scontro fra Bizantini, Angioini e Veneziani, e la città cambiò di mano parecchie volte. Nel 1799 Butrinto fu conquistata dal governatore ottomano Alì Pascià di Tepeleni. Ma ormai il sito della città originale era stato abbandonato.

Gli scavi moderni cominciarono nel 1928 quando il governo fascista mandò una spedizione con scopi oltre che scientifici pure geopolitici. La spedizione era condotta dal celebre archeologo italiano Luigi Maria Ugolini. Furono riportate alla luce la città romana e la città ellenistica, comprese la porta dei leoni. Nel 1959 visitò le rovine il premier sovietico Nikita Kruscev, il quale suggerì al dittatore Hoxha di convertire l’area in una base sottomarina ! Dal 1992 il sito è nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Visitare Butrinto da soli significa viaggiare davvero nel tempo, fra una natura rigogliosa e importanti resti archeologici, immersi in un silenzio quasi surreale.

Argirocastro è una delle più antiche città albanesi: costruita su una collina, domina una vallata lussureggiante fra i monti Mali i Gjerë e il fiume Drinos. Il suo nome in greco significa Fortezza Argentata. La città antica mostra bene l’incontro delle culture greca, romana, bizantina, turca e albanese ed è inclusa nei Patrimoni dell’umanità. Fu probabilmente fondata nel XII secolo intorno ad una fortezza sulla collina. Durante l’Impero Bizantino divenne un importante centro commerciale, e poi fece parte del Despotato d’Epiro nel XIV secolo prima di essere assoggettata all’Impero Ottomano dal 1417. Nel 1811 Alì Pascià di Tepeleni la conquistò, e lì costruì il proprio feudo autonomo nei Balcani sudoccidentali. Nella seconda metà dell’800 divenne un centro di resistenza contro i Turchi. Durante il regime comunista fu elevata allo status di città-museo perché era il luogo di nascita del dittatore Enver Hoxha.

Il castello di Argirocastro domina tutta la città e la vallata ed è la costruzione più grande del centro storico. All’interno si trovano immense gallerie coperte con volte a botte Di valore architettonico sono pure i complessi abitativi nei quartieri storici attorno al bazaar: edifici in stile ottomano con tetti di pietra che ricordano quelli dei villaggi delle valli Onsernone e Maggia. Nella regione di Argirocastro si trovano pure monumenti e siti archeologici, e notevoli edifici di culto cristiani e musulmani, monasteri e chiese paleocristiane. Nei dintorni ci sono pure numerosi parchi nazionali con vette innevate, parchi naturali e centri con acque termali. © Fm / 5 maggio 2018

Dove dormire: a Berat, Hotel Belegrita Palace. Nuova struttura con personale molto disponibile e gentile. A 30 min. a piedi dal centro storico. Vicino a Butrint, Hotel Agimi a Saranda, direttamente sul mare, camere molto comode e spaziose, bellissima vista sulla città.

Dove mangiare: a Berat, ottimo il Castle Park. In una casa antica sopra Gorica, ottimo cibo e servizio. In centro ottimo pure per la cucina e la terrazza con vista sulla città il Mangalemi, che è pure un albergo. A Argirocastro sulla piazza dove partono i taxi per il Castello ci sono bar e ristoranti con terrazze con pergolato che offrono una splendida vista sulla città vecchia, oltre a un’ottima cucina e molta disponibilità.

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