Ancora un altro Festival del film di Locarno senza nessun progetto concreto e definitivo per la salvaguardia, la sistemazione e la valorizzazione dello storico Grand Hôtel che lo vide nascere nel 1946 e che accolse nel 1925 una delle Conferenze per la Pace alla fine della Grande Guerra. All’alba dei 70 anni del Festival il grande albergo e la zona adiacente sono ormai in rovina e il parco solo un vago ricordo. Un pugno nello stomaco che non sembra infastidire né il noto avvocato locarnese che ne “cura” le sorti, né l’inossidabile presidente del festival , né le municipalità di Muralto e Locarno, né i cittadini. Triste destino di una Storia che di fatto interessa ormai solo a pochi. Una storia iniziata nel 1874…

L’apertura della ferrovia del Gottardo nel 1882 spalancò le porte del Ticino al turismo. Ma la scoperta turistica dei laghi prealpini era già avvenuta da qualche tempo: maestosi alberghi erano sorti sulle Isole Borromee, sul Lago di Como e a Lugano. Già prima dell’arrivo della ferrovia i viaggiatori potevano alloggiare, come Garibaldi, al Métropole di Locarno. Le terre ticinesi si attraversavano in diligenza con viaggi molto lenti che permettevano, come scrisse Samuel Butler, di toccar con mano il mito alpino. Nel 1867 fu inaugurato sul Generoso il tempio del nuovo turismo alpestre, ovvero l’albergo Bellavista edificato da Carlo Pasta. Mentre nel 1884 Federico Balli apriva agli escursionisti l’Hôtel du Glacier a Bignasco, esotica oasi tropicale ai piedi del ghiacciaio e alle porte della povertà della Val Bavona, oggi trasformato in un banale condominio. Nel 1887 si inaugurava invece l’Albergo delle Terme di Acquarossa. La compagnia del Gottardo propagandò la linea come una prodezza tecnica che esaltava la bellezza delle regioni attraversate. Forato il Gottardo i viandanti divennero dunque turisti. E allora a viaggiar per diletto era solo una classe sociale, agiata e adagiata sui rossi velluti del privilegio esclusivo e delle carrozze di prima classe.

Alla fine dell’800 il turismo in Ticino è climatico, di cura ed elitario: cortei di bauli e servitù sognavano sulle rive dei laghi, o si facevano scarrozzare da forzuti airolesi a forza di spalla in portantina. A Locarno con l’arrivo della ferrovia nel 1874 e con l’apertura del Grand Hôtel l’anno successivo, voluto della famiglia Balli di Cavergno, arrivò la Belle Epoque, la luce a gas e lo sviluppo alberghiero.

Lo storico albergo dal destino incerto era circondato da un vasto e rigoglioso parco subtropicale, oggi in gran parte sacrificato per farne dei parcheggi, e vide passare non solo turisti, ma anche i potenti del primo dopo guerra e le star del cinema. La costruzione era imponente, lussuosamente arredata e sovrastava una stazione che era destinata a essere una tappa su quella che inizialmente doveva essere la linea principale del Gottardo e che avrebbe dovuto collegare Locarno a Fondo Toce passando da Ascona e Intra. Se la Storia fosse andata così oggi Lugano sarebbe solo una ridente borgata certamente meno demolita. Il numero di alberghi andò poi aumentando in tutto il Locarnese con l’apertura di strutture entrate nella Storia quali il Du Parc, il Reber, il Beau Rivage, il Quisisana, il Belvedere, l’Esplanade. Di tutto questo restano ormai solo vecchie foto color sepia.

Francesco Mismirigo, 3 agosto 2016