Dopo giorni di cammino attraverso le Alpi, mentre superano gli antichi Campi Canini il sole scende dietro le paludi del Verbanus Lacus. Accompagnati da un monaco francescano e da Prudentia, virgo basiliensis promessa in sposa ad un certo Fulgenzio, Damoiseu Duca di Ginestra, Aldelmo ed Eumenio, mercanti di sete e spezie a Florentia e Berytus carichi di gulden, di ambrosini d’argento e di fiorini d’oro sanno che il Rusca li attende nel suo nuovo castello, quello piccolo. Ai piedi dell’altra fortezza sull’Oppidum Magnum possono scorgere, immerse nell’oscurità, le mura merlate e il borgo di Bilitio (l’attuale Bellinzona).

Come loro, verso il 1350 attraversarono il Gottardo oltre 16 mila persone e 9 mila cavalli l’anno nonostante insidie naturali, credenze e superstizioni che circolavano ancora in merito alle montagne. Già i romani le percepivano come un luogo repulsivo e ostile ma la romanizzazione avanzò comunque e nel 15 a.C. Augusto integrò le Alpi nella nuova provincia della Rezia. Dopo la caduta dell’Impero la cristianizzazione prese avvio nelle città e nelle zone colonizzate dai romani mentre le cime delle Alpi segnarono il limes fra due culture opposte, quella alemannica e germanica e quella longobarda e latina installate nei fondovalle dove abbazie e conventi sostenevano la penetrazione delle Signorie. A partire dal XII sec. le migrazioni dei Walser permisero la colonizzazione trasversale delle regioni più alte e isolate, le quali attirarono pure numerosi asceti, mentre nelle vallate le comunità cominciavano ad amministrarsi autonomamente e ad esercitare controlli su traffici e commerci.

Nel XIV sec. le Alpi non erano ormai più isolate, la loro chiave a sud era Bellinzona e la loro situazione stava mutando: infatti, forze esterne tentavano di imporsi, forze feudali e ben presto anche potenze sovrane ed imperiali. Cercavano, nelle vallate come nelle pianure d’Italia, Francia e Germania, di sviluppare i loro diritti in un sistema amministrativo. “Questa terra è porta de Italia”: così fu definita Bellinzona nel 1475, ovvero una chiave per l’accesso ai principali passi alpini e un passaggio obbligato per l’Italia. Il borgo era in una posizione strategica a guardia delle vallate e provvisto di uno sbarramento difensivo regolarmente consolidato e ampliato. Per secoli la posizione della città fu contesa dai Signori di Como e di Milano, dai Francesi e dagli Svizzeri. Infatti, nei pressi della strozzatura di Bellinzona tutti i tragitti si allacciavano ad un’unica via di comunicazione, che più a sud si diramava in diverse strade che per terra e per acqua portavano in Italia.

Tra i due versanti della valle, su un dosso roccioso già abitato nella preistoria fu costruita alla fine dell’Impero romano una fortezza inespugnabile che divenne poi Castelgrande, un elemento di una serie di fortificazioni poste agli sbocchi meridionali delle vallate alpine. Con la fine del dominio degli imperatori svevi, verso il 1250, non cessò il lungo conflitto fra signorie locali e regionali. Per Bellinzona fu un periodo di estensione: il borgo fu circondato da mura e su uno spuntone roccioso sorse il Castello di Montebello. Dominata dal casato comasco dei Rusca e poi da Visconti a partire dal 1340, la città fu cosi ben difesa da ogni lato. Già verso il 1350 Montebello venne ingrandito e unito alla cinta cittadina. Nel 1479 si realizzò il Castello di Sasso Corbaro e nel 1487, quale prolungamento della murata, si costruì il Ponte della Torretta.

Grazie a Ludovico Sforza detto il Moro Castelgrande, Montebello e la cinta muraria furono irrobustite e alla fine del XV secolo Bellinzona si presentava come una poderosa fortezza, oggi Patrimonio UNESCO, che bloccava la valle del Ticino ai “todeschi”. Montebello fu circondato da profondi fossati su cui furono tesi ponti levatoi per sopperire alla debolezza delle porte di accesso e alle incertezze di manovra delle saracinesche a verricello. Si ritrovò con due linee di fortificazione attorno ad una torre merlata che gli avrebbero permesso di ospitare truppe, materiale bellico e civili. Tra il X e il XV sec. sorsero su tutto il territorio svizzero ca 2000 fortezze legate ai processi di formazione dei poteri. La loro funzione bellica era quella più evidente, intesa a tutela degli abitanti, dei beni custoditi e dei diritti sovrani. Permisero pure l’emergenza di città che si svilupparono in tutta sicurezza circondate da alte mura, torri e fossati e protette da ponti levatoi: non solo Bellinzona, ma pure Romont, Burgdorf, Neuchâtel, Hallwill, Hagenwil, Gruyère, Coira o Sion. Ben difeso da alte mura, fossati e ponti levatoi Montebello fu dunque uno dei castelli, come quelli di Verona o Sermone, più adatti a resistere poiché offriva sicurezza e protezione.

Francesco Mismirigo, 19 dicembre 2016