Febbraio è forse la stagione ideale per scoprire Santa Fé, mitica, pittoresca e storica città, capitale del New Mexico (USA) e capitale del movimento New Age. Stagione Ideale perché essendo situata a oltre 2.100 metri sopra il livello del mare la città è spesso ricoperta dalla neve e avvolta da un freddo molto secco. Neve che contrasta con il paesaggio arido e quasi desertico della regione. Cactus e neve. Inoltre in inverno sono accesi i camini e dalle case, specialmente da quelle in stile adobe color ocra, emana un inebriante profumo di cedro bruciato. Le case del centro storico, ma non solo, sono costruite utilizzando mattoni di fango, paglia e sabbia cotti al sole, lo stesso materiale con cui venivano costruiti i pueblos.

Santa Fé fu capitale del Nuevo México, una provincia della Nuova Spagna istituita nel 1598 dallo spagnolo Francisco Vásquez de Coronado. Il primo insediamento risale al 1607 per opera del colono spagnolo Juan Martinez de Montoya. La città fu fondata formalmente nel 1610 da Don Pedro de Peralta, terzo governatore del Nuevo Mexico che le diede il nome di La Villa Real de la Santa Fé de San Francisco de Asís. È la più antica tra tutte le città capitali degli Stati Uniti, e la seconda più antica tra tutte le città di epoca coloniale ancora abitate, dopo St. Augustine, in Florida, che fu fondata nel 1565.

Santa Fé rimase sede provinciale spagnola fino allo scoppio della Guerra d’indipendenza del Messico nel 1810. Nel 1846 con lo scoppio della guerra col Messico, l’esercito americano occupò Santa Fé che, nel 1848 divenne territorio degli Stati Uniti. Iniziò un periodo di notevole prosperità economica, grazie all’importante scalo ferroviario della città lungo la Atchison-Topeka and Santa Fe Railway, ferrovia resa celebre anche da molti film western e da molti romanzi epici. Nel 1912 con l’ingresso del Nuovo Messico negli Stati Uniti la città divenne la 47ª capitale federale.

A differenza di molte città statunitensi a Santa Fé si sente e si vive la Storia giacché ha saputo conservare quasi intatto il suo carattere latino con forti influenze amerindiane. Tantissimi sono gli esempi di architettura coloniale spagnola fatta di costruzioni basse e balconi in ferro battuto. Troviamo intatti palazzi, chiese, mercati, locande e ostelli risalenti a periodi che per l’americano medio sono “very, very old”…, come la  Cattedrale di San Francesco, la Cappella Loretto, il Palazzo del Governatore sotti i cui portici si svolge un coloratissimo mercato pellerossa, la Missione di San Miguel. Interessanti assai pure i negozi di oggetti religiosi, gioielli turchesi, ceramiche, vasi, tappeti e kilim nativi di Canyon Street e le numerose gallerie d’arte, fra cui quelle legate alla pittrice Georgia O’Keefe, e il Museum of Indian Art and Culture che espone collezioni storiche degli antichi nativi. La lingua spagnola domina incontrastata sulle insegne dei negozi e nei dialoghi delle persone.

Una visita a Santa Fé non sarà mai completa senza una visita a Taos Pueblo, a nord della città non lontano dai celebri laboratori di Los Alamos. O senza una corsa in automobile in direzione del sud, lungo freeways deserte ascoltando i migliori pezzi di Patsy Cline. Qui siamo in un’altra America, a mille miglia dagli hamburger, dal traffico, dai grattacieli e dai muri razziali. Fm / 09.02.17

Informazioni: https://www.santafenm.gov/https://www.myusa.it/guida-stati-uniti/santa-fe.html

Dove dormire: Loretto Inn, https://www.destinationhotels.com/inn-at-loretto. Non centralissimo, ma costruito in perfetto stile adobe. Sembra di vivere in un pueblo indiano.

Dove mangiare:  Coyote Café http://www.coyotecafe.com/ per la cucina tex-mex, per il profumo di cedro, per il decoro adobe e per la cortesia del personale

Come arrivare: aeroporto a Albuquerque (NM), poi auto a noleggio o bus Greyhound