Della seconda città della Siria, e principale centro economico, e del suo celebre centro storico con la cittadella, i souk e le moschee, restano ormai solo rovine. Aleppo, situata nel nord della Siria e il cui controllo è uno dei principali nodi della guerra, è una delle città più colpite dal conflitto che in cinque anni ha fatto più di 280.000 morti e milioni di rifugiati.

Relativamente poco toccata dal movimento di protesta contro il regime lanciato a metà marzo 2011, Aleppo nel luglio del 2012 subisce però i primi pesanti combattimenti tra l’esercito di Assad e la Free Syrian Army, composta da civili che hanno preso le armi e da disertori. Ai primi di agosto, le truppe lealiste lanciano un’offensiva di terra con l’entrata in azione di armi pesanti e bombardieri aerei. L’ex capitale economica da allora è divisa tra le aree lealiste a ovest e ribelli che tengono le zone a est. E la sua provincia è pure teatro di combattimenti tra diversi protagonisti: i jihadisti, gruppi di ribelli, le forze governative e le milizie pro-regime, combattenti Hezbollah libanesi e curdi.

Una metropoli devastata: nel dicembre del 2013 l’esercito di Assad comincia a lanciare contro i quartieri ribelli dei barili di esplosivo. L’uso di questa arma, che uccide indiscriminatamente, è denunciato dalle Nazioni Unite e dalle ONG internazionali. Così facendo Assad risulta essere uno dei pochi capi di Stato della Storia che deliberatamente distrugge il suo proprio Paese. Da parte loro, gli insorti reagiscono con lancio di razzi sui quartieri governativi. Un massacro.

Oggi le condizioni sanitarie nella parte della città controllata dai ribelli sono allarmanti, e gli ospedali con personale medico e pazienti sono sistematicamente bombardati dal regime. Il 17 luglio 2016 le forze del regime hanno interrotto l’ultimo accesso che permetteva di portare alimenti nei quartieri ribelli, ovvero la strada di Castello. E li hanno completamente assediato nei loro quartieri dove sopravvivono ancora 250.000 persone senza cibo, benzina e medicamenti. La situazione ricorda l’assedio di Sarajevo durante la guerra in Bosnia (1992-1995). Il 31 luglio i ribelli hanno però lanciato una grande offensiva per cercare di allentare l’assedio. Il 2 agosto aerei russi, che sostengono le forze del regime, ostacolano con intensi raid l’offensiva dei ribelli i quali sono comunque riusciti a rompere l’assedio il 6 agosto e a circondare le truppe di Assad. Nella battaglia di Aleppo i ribelli sono aiutati dai jihadisti del Fronte Fateh el-Cham e il regime è aiutato da combattenti iraniani e di Hezbollah, nonché dalla Russia.

Una città millenaria: gioiello architettonico, Aleppo è una delle più antiche città del mondo, ininterrottamente abitata da oltre 6000 anni grazie alla sua posizione strategica tra il Mediterraneo e la Mesopotamia. Specializzata nel settore della produzione, la città era la seconda dell’Impero Ottomano nel XIX secolo. La cittadella di Aleppo, Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1986, ha cominciato ad essere costruita nel X secolo. Ma nel luglio 2015 una sezione delle sue mura è crollato. In precedenza il minareto selgiuchide della moschea degli Omayyadi era crollato e il secolare souk di Aleppo, con negozi a volte, era stato parzialmente distrutto da un incendio. Di fatto oggi tutto il centro storico attorno alla cittadella è un unico vasto campo di rovine.

Chi ha avuto la fortuna di conoscere Aleppo prima, città antica e moderna nel contempo, con le sue viuzze ottomane, i negozi tradizionali e i profumi speziati del souk, la pace e il silenzio delle moschee, i musei archeologici, gli alberghi eleganti e le numerose tracce dei passaggi all’Hôtel Baron di miti come Lawrence d’Arabia o Agatha Christie, con i suoi abitanti prevalentemente giovani, laici, dinamici e aperti al mondo, con gli sguardi brillanti, dolci e incuriositi dei bimbi che giocavano nei giardini, sa che questo mondo non tornerà mai, mai, mai più. E l’umanità è sempre più povera.

Francesco Mismirigo, 9 agosto 2016

(3’974 battute, spazi compresi)