Lunedì 5 dicembre 2016 per l’ennesima volta il traffico nel Luganese è andato in tilt. Questa volta a causa di una tentata rapina avvenuta a Monteggio nel tardo pomeriggio che ha provocato numerosi controlli di polizia e la chiusura dei principali valichi di frontiera sulla Tresa.

Essendo successo proprio in corrispondenza con il rientro dei frontalieri a casa la chiusura delle dogane non solo ha bloccato migliaia di automobilisti italiani in Ticino, ma ha generato una comprensibile rabbia e parecchi disagi. Al punto che il sindaco di Lavena-Ponte Tresa Massimo Mastromarino ha urlato su un video postato sui social locali che il Ticino sequestra i frontalieri: “Si passa solo a piedi, è una cosa pazzesca e intollerabile che si tengano letteralmente in ostaggio le persone al di là del confine”. Mastromarino, su Facebook, ha rincarato la dose, parlando di 5000 frontalieri bloccati in Svizzera: “I frontalieri vanno sì controllati e verificati, ma se non hanno nulla a che fare con quello che è successo vanno rimandati a casa. Questo è un vero e proprio sequestro di persona che avviene nel 2016”.

Comprensibile la rabbia di chi, dopo oltre 8 ore di lavoro e magari due ore di tragitto in automobile, si trova così bloccato. Ma certe scelte fatte per motivi di sicurezza, rare a dire il vero, possono essere liberamente messe in atto da Stati sovrani. E pure in Italia, a Brogeda, succede. Una rapina sul confine effettuata, pare, da autori con un’auto targata Italia e che possono fuggire in Italia, giustifica purtroppo misure così drastiche ma momentanee. Magari l’ora della rapina è stata scelta appositamente per approfittare del caso viario che avrebbe generato.

Dispiace dunque per chi è rimasto in colonna e si è sentito in ostaggio. Ma non dimentichiamo che in ostaggio lo sono pure tutti i giorni e da oltre dieci anni tutte quelle persone residenti nel Mendrisiotto che a causa di un assurdo traffico generato prevalentemente da frontalieri e da utenti del Foxtown non possono più circolare liberamente. E i quali per compiere pochi km devono rimanere in auto per ore. O chi abita e lavora nel resto del Ticino che non può più permettersi, in settimana, di recarsi nel Mendrisiotto per lavoro o svago giacché il rischio di rimanere incolonnati è troppo elevato.

Quindi prima di urlare si guardi all’insieme del problema e alla cause dello stesso, le cui origini sono sia al di qua che al di là della frontiera, e in primis per scelte spesso scellerate e a dir poco immorali di molti politici e imprenditori locali che per guadagnar voti strillano “prima i nostri”, poi di fatto preferiscono sempre e solo gli altri, generando un crescendo di astio transfrontaliero ingiusto e pericoloso per gli effetti secondari che non tarderanno ad arrivare.

Francesco Mismirigo, 6 dicembre 2016