Il vecchio e colorato tram 28 attraversa tutto il centro storico di Lisbona, capitale antica e moderna, unica nel suo genere perché da sempre orientata solo verso il mare, le terre e i continenti lontani: dalla Baixa si inerpica sulla collina dell’Alfama e, prima di infilarsi in una stretta via, il tram getta uno sguardo alla cattedrale Se Patriarcal e alla chiesa Sao Vincente da Flora. Poi si ferma accanto alla Piazza Santa Luzia, un belvedere costruito su fortificazioni arabe dal quale si abbracciano il grande fiume ormai alla fine del suo percorso, i ponti sospesi, i coppi della città vecchia e lo charme di coloratissimi quartieri popolari e di luoghi per ora poco toccati dal modernismo.

Poi, più lontano, si distingue il Chiado, quartiere di commerci che, come la Fenice, è rinato dalle sue ceneri dopo essere andato interamente in fumo nel 1988, e dal quale si sale nel Barrio Alto con un ascensore metallico d’ispirazione gotica, che sembra uscire direttamente da un romanzo di Jules Verne. Il Barrio gesuita è l’anima di questa città completamente ricostruita dal Marchese di Pombal dopo il terribile terremoto del 1755: ovunque chiese barocche, palazzi aristocratici, circoli letterari, librerie, bar e negozi alla moda e ritrovi tradizionali come il Café A Brasilera, dove si recava con assiduità lo scrittore Fernando Pessoa. E oggi invasi da turisti fin troppo invadenti e poco interessati alla storicità del posto.

In fondo a strette viuzze dove s’incontrano prostitute e marinai intenti ad ascoltare l’Amalia di turno improvvisare alcune strofe di fado, appare un eccentrico pavillon cinese. E poi ecco ancora e sempre e ovunque tanti vecchi tram e vecchie funicolari gialle, come quella che da Bica raggiunge il lungofiume e il porto. Qui il decoro cambia: il vecchio tram 15 è solo un ricordo: un moderno lombrico su binari lascia la “Ville blanche “ di Alain Tanner per raggiungere Belém. Ma senza lo stridore di freni ormai arrugginiti dei vecchi tram, i luoghi principi della memoria del suo vasto impero, caro a Luis de Camoes, come l’immenso monastero Dos Jeronimos, costruito nel 1496 in puro stile manuelino, e il museo della marina, non sembrano più gli stessi.

Vicino alla Torre più fotografata della città, in un bar con un fastoso decoro di azulejos si gustano celebri pasteis dai quali si sprigiona un soave profumo di cannella che porta lontano, ai confini delle Indie occidentali e orientali, terre che fecero la fortuna della città a partire dal 1498, ma che furono anche la causa del suo declino e del suo relativo isolamento fino alla caduta di una delle ultime dittature europee. Oggi Lisbona è rinata: grazie all’Expo del 1998 ha saputo rinnovare e restaurare il suo eccezionale centro storico. Ma qualche cosa non va più: l’anima intima di Lisbona si è un po’ persa fra negozi omologati, turisti spesso maleducati, prezzi lievitati e modi di vita trasformati. Forse questo è il prezzo da pagare per continuare a esistere. Fm / 24 luglio 2017

Come arrivare: in aereo con voli diretti da Milano o da Zurigo. In treno TGV via Milano, Barcellona e Madrid.

Dove dormire: si consiglia di spostarsi a Cascais e di andare a Lisbona con i treni metropolitani. Cascais è una deliziosa cittadina sull’Atlantico a pochi km dalla capitale, con un’atmosfera Belle époque molto presente. Consigliamo la Pergola House per un tuffo nel passato coloniale.

Dove mangiare: la scelta è immensa. Menu del giorno a mezzogiorno sui 5/8 euro a persona al massimo. Se costano di più è una “arnaque à touristes”. E i deliziosi pasteis de nata se costano più di 1 euro al pezzo lasciateli al loro posto…Ne troverete a prezzi più corretti.

Informazioni qui. Attenzione ai furti di borse e borsellini, decisamente in aumento proporzionalmente al numero di turisti in crescita.