Quando negli anni 30 del diciannovesimo secolo lo Zar Nicola I° chiamò al suo servizio un celebre architetto di Morcote, Gaspare Fossati il cui nome ricorda un altrettanto celebre grotto di Meride, il Ticinese non si recò certamente in treno nell’antica capitale dell’Impero di Costantino, l’allora Costantinopoli, l’attuale Istanbul. Infatti, sulle sponde di questo  crocevia fra Oriente e Occidente l’Orient Express arrivò solo nel 1883, e con lui una fitta schiera di romantici, scrittori, pittori, avventurieri, spie e il gotha del bel mondo europeo: tanti personaggi in cerca d’autori o d’intrighi che si ritrovavano tutti assieme allo scrittore francese Pierre Loti nei saloni del mitico Pera Palace a Beyoglu, il quartiere dei diplomatici.

Già a quei tempi tutti restavano immediatamente affascinati da questa città posta fra due mari, fra due culture, fra due continenti, fra due mondi, fra due religioni, specialmente all’ora del tramonto quando le cupole e gli svettanti minareti delle tremila moschee si stagliavano nel cielo rosso porpora e gli ultimi raggi del sole illuminavano gli ornamenti verdi e blu dei luoghi di culto. Oppure quando scoprivano splendori e miserie, lacrime e gioie nel labirinto di solida pietra e di gusto bizantino del Gran Bazar. Una città nella città, una caverna di Ali Baba dove ancora oggi nel Bedesten si trova di tutto: cuoi e pellami, stoffe broccate, taffettà, sete, tappeti, kilim, mobili intarsiati, gioielli d’oro, argento e rame cesellati, pipe e narghilè; ma pure lustrascarpe, venditori di thé bollente, hammam.

Sulle sponde dove approdava la Via della seta e da dove le navi ripartivano per l’Occidente cariche di spezie, ori e pietre preziose il fascino è rimasto immutato nei secoli. Malgrado la città, fonte di magiche suggestioni ottomane e condensato di Storia, abbia cambiato più volte il suo nome, il suo destino e la sua cultura. Oggi la porta dell’Oriente è una metropoli caotica e trafficata, in vorticosa crescita, con oltre 20 milioni di abitanti. Ma è rimasta anche l’unica città dell’Islam a tollerare gli occidentali nelle moschee.

Oltre la punta del Serraglio, oltre lo stretto, c’è l’Asia, la stessa città ma un altro mondo che si raggiunge in traghetto o attraversando uno dei tre giganteschi ponti sospesi. E dal parapetto par di scorgere Melina Mercuri, Mata Hari, Greta Garbo e Agata Christie che osservano le sagome dei minareti, delle cupole, delle torri, dei konaks, degli yali e dei grattacieli mentre la voce di un Muezzin si perde nel Corno d’Oro. Qui, in mezzo al Bosforo, tutto sembra essere rimasto immutato nei secoli. Le manifestazioni di Piazza Taksim, le repressioni e il non rispetto dei diritti umani del nuovo sultano, o le urla di gioia negli stadi qui si perdono con il cullare delle onde che ti riportano a quando il mondo era, diciamolo, meglio. Fm / 21 settembre 2017

Come arrivare: voli diretti da Milano e da Zurigo. In treno via Zurigo, Monaco, Budapest, Belgrado, Sofia. In nave dalla Grecia o dai porti sul Mar Nero.

Dove dormire: The Blue House Hotel, accanto a Santa Sofia, e con vista sulla splendida Moschea Blu dalla terrazza sul tetto in cui è possibile pure cenare. Meravigliosi i tramonti.

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Un film: “Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpeteck (2017)