Visto dalla sponda opposta del lago, fra le nebbie di un mattino d’autunno, Morcote sembra apparire come per incantesimo: un agglomerato ininterrotto di case color pastello, in tonalità rosate, ocra e gialle che si specchiano nelle acque e in armonia con l’ultimo verde della ripida montagna alle spalle. Sopra il borgo, costruito a strati sui fianchi del monte, domina lo svettante campanile in stile romanico-gotico di un’imponente parrocchiale le cui pietre più antiche risalgono al 13° secolo, raggiungibile percorrendo una ripida scalinata punteggiata da cipressi. Mentre nel cimitero accanto, ultima dimora su di una balza quasi a strapiombo sul lago, ecco la statua di marmo di un angelo ottocentesco: sembra vegliare sui tetti delle case patrizie, sui vigneti che ricamano la collina e su una sorprendente foresta di cedri, pini messicani, cipressi, canfore, magnolie cinesi, azalee, palme, bambù, eucalipti e mille altri alberi fra i quali si nascondono zampilli d’acqua, statue egizie, templi greci, pagode, cobra e altri animali in graniglia e numerose meraviglie architettoniche esotiche. Nel labirinto di stradine e scalinate assolate il visitatore trova poi conforto dall’accecante bagliore della luce del lago all’ombra di case arabe, indiane o siamesi.

Ecco Parco Scherrer !

Tutto il villaggio sembra una visione miniaturizzata del Paese delle meraviglie. Eppure, anche se il suo insieme e in particolare la sua parte centrale fronteggiata da una lunga serie di portici, ricorda per certe caratteristiche Portofino, Morcote ha ben poco della nota località ligure, e ancora meno di lontane mete esotiche. Infatti, quest’antico borgo di pescatori è tipicamente ticinese e non è per nulla mondano, pur essendo una meta classica del nostro turismo. Sotto i portici e sul lungolago sono spariti i pescatori, gli impagliatori di sedie, le reti e i cumbal. Si alternano ormai solo alberghetti, ristoranti e negozi che spesso ignorano il buon gusto e la cultura che li ospita. Quasi tutto l’anno le linde verande su palafitte tra i cui piloni nuotano placidamente gruppi di cigni, ospitano il meglio e il peggio del nostro turismo di massa venuto a consumare le immagini più retoriche del Canton Ticino.

Un turismo che spesso e per fortuna ignora le stradine, strecie, scarinade e scarete che partono in modo suggestivo dal lungolago verso Pomée, il nucleo originale dell’abitato, appena sotto un castello, edificato probabilmente su un’antica torre di vedetta romana, dove si narra che perfino Barbarossa si rifugiò dopo la sconfitta di Legnano, e che attorno al 1400 entrò a far parte della cintura difensiva del ducato di Milano. © Fm / 8 agosto 2018

Come arrivare: da Lugano con l’Autopostale 431 o in battello SNLL. A piedi salendo prima al Monte San Salvatore in funicolare da Paradiso, poi percorrendo il sentiero fino a Ciona, poi Carona e l’Alpe Vicania

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