Chi decide di visitare Tel Aviv, Gerusalemme, Betlemme, Nazareth, le coste del Lago di Galilea, Gerico o il Mar Morto oggi non sa come chiamare queste terre. Palestina, Terra Santa o Israele? Per la maggior parte degli israeliani e degli ebrei sparsi nel mondo lo Stato d’Israele corrisponde a quanto troviamo oggi sulle loro cartine geografiche, ovvero un territorio che va da Eliat al Golan e da Tel Aviv al Giordano, passando da Gaza, da Gerusalemme Est e dalla Cisgiordania. Gaza era egiziana, la Cisgiordania e Gerusalemme Est erano giordani e il Golan siriano: tutte queste terre sono state occupate da Israele nel 1967, un’occupazione mai riconosciuta di fatto dalla comunità internazionale.

Da non confondere con i Territori Palestinesi (Gaza, Gerusalemme Est e Cisgiordania) e lo Stato di Palestina – quest’ultimo “indipendente” da 1988 e composto da Gaza e da una miriade di microterritori “autonomi” in Cisgiordania con capitale Ramallah – la Palestina storica fin dai tempi dei romani comprendeva lo spazio geografico che va dal sud del Libano al Sinai e fino a oltre il fiume Giordano. La Palestina intesa come mandato britannico dal 1918 al 1947 comprendeva invece tutto lo Stato d’Israele attuale salvo il Golan.

Il 29 novembre 1947 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva il Piano di partizione della Palestina che prevedeva due stati: uno ebraico e l’atro arabo. Poi, con la creazione dello Stato d’Israele nel 1948 iniziò una serie di guerre fra ebrei e Stati arabi (1948, 1967, 1973, 1982) che ridussero a piccole macchie le zone ancora palestinesi de facto, provocarono la cacciata e la fuga di centinaia di migliaia di palestinesi dalle loro terre e permisero a Israele di arrivare ad occupare una zona che andava dal Canale di Suez a Beirut !

Infine c’è la Terra Santa, ovvero un vasto spazio ricco di testimonianze, siti e reperti religiosi che vide la nascita delle tre principali fedi monoteiste (ebraica, cristiana e musulmana) il cui centro di Tutto, vero centro del mondo, è Gerusalemme e in cui convivono, sovente in una pace più imposta che voluta, popoli, culture, etnie, ceti sociali e religioni.

Una terra dunque difficilmente definibile e il cui nome varia in funzione di chi la osserva, la vive, la usa o la strumentalizza. Una terra complessa e maledettamente bella, in cui tutto sembra nel contempo possibile e impossibile, dominata da scandalosi interessi supra e internazionali che ne impediscono la pace, o almeno la ricerca di una possibile soluzione a un conflitto che dura da millenni e che, come un grande buco nero, a poco a poco sembra ingoiare l’umanità. A partire da Aleppo. ( 1 – continua)

Francesco Mismirigo, 13 novembre 2016