Una battente pioggia tropicale, lo stridore dei pneumatici di una vecchia Buick arancione, bianca e celeste lanciata a tutta velocità sul lungomare dove si affacciano case coloniali ormai decrepite, lo sguardo latino e penetrante di una chica che cerca di scacciare l’umidità usando a mo’ di ventaglio una tessera di razionamento alimentare, vecchie scritte ormai slavate con slogan quali “Venceremos” o “Patria o muerte”, e ovunque musica: bolero, salsa, rumba, mambo, timba…: tanti clichés, ma anche molta realtà che la rivoluzione offre quotidianamente alla Avana, una città non come le altre.

Sola e apparentemente abbandonata dal mondo dal 1959 nonostante le recenti aperture di Barak Obama, la capitale della Isla Grande è stata fondata nel 1514 dallo spagnolo Diego Velasquez ed è iscritta nel patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1982. Grazie all’amore per il biglietto verde e per un numero sempre più crescente di turisti, la città è oggi un perpetuo cantiere che già ne sta cambiando un poco l’anima e l’essenza: il cuore coloniale della Ciudad Vieja, un tempo luogo di perdizione, dominato dal Convento di Santa Clara e dalla cattedrale di San Cristobal, la cui facciata fu disegnata da Borromini, si trasforma e rinasce.

Mentre però molti altri capolavori dell’architettura barocca rischiano di sparire per sempre. Perché lo sguardo di molti abitanti di questa città va verso il mare aperto e il mito di un effimero, ma nutriente, futuro capitalista piuttosto che verso la salvaguardia di stabili in rovina che ospitano ancora i fantasmi di un passato che non ha fatto la loro fortuna ma forse solo quella di Hemingway, Marlon Brando ed Errol Flinn. Ma anche di Al Capone, di Lucky Luciano, della mafia americana, e di prostitute e prostituti d’anime e corpi. Il dittatore Fulgencio Batista voleva radere al suolo il centro storico per fare posto ad un centro commerciale. Da un lato l’arrivo di Fidel Castro e dei suoi barbudos fu una fortuna poiché congelò l’Avana nel suo passato. Un passato che ora sta diventando il suo futuro.

Oggi, dopo decenni d’embargo, nella città vecchia si assiste ad un incredibile viavai di turisti e il papy-boom musicale coinvolge da oltre vent’anni tutta la gioventù occidentale grazie alla magia del Buona Vista Social Club e di artisti  quali Compay Segundo, Ibrahim Ferrer, Ruben Gonzales, Omara Portuondo. Infatti la musica centenaria di alcuni arzilli ottantenni, dagli accenti ispanici e africani, non ha sedotto solo Wim Wenders. Ancora oggi, ancora e sempre musica ovunque fra Calle Obsipo e il Vedano e fino alla Playa del Este, come per meglio sopportare un quotidiano non sempre idilliaco e che fu fatale non solo a Reynaldo Arenas ma anche a molti altri intellettuali violentemente risvegliati all’indomani della Rivoluzione dai caccia americani mentre sorseggiavano un mojito al Gato Tuerto, alla Bodeguita o al Floridita. Fm / 14.05.2017

Nessun consiglio di viaggio siccome questa destinazione è stata solo immaginata, e non vissuta ! Ma lo sarà presto…