Come parlare di Gerusalemme in poche righe senza essere banali o riduttivi? Impossibile. E siccome l’esercizio è difficile lasciamoci allora avvolgere dalle sensazioni, dalle emozioni e dai ricordi giacché una vera città eterna come questa non lascia nessuno insensibile. Gerusalemme è tutto, è il tutto e più ancora. Gerusalemme, in particolare la città vecchia, non è cristiana, non è musulmana, non è ebrea né tanto meno israeliana o palestinese. E’ una città unica, è di tutti e di nessuno nel contempo e la presenza divina è ovunque. Sublimazione impossibile. E’ il centro del mondo. Il luogo di contatto fra inferno e paradiso.

Bisogna arrivarci assolutamente da est, magari atterrando a Amman in Giordania. Ma perché? Semplicemente perché dopo aver attraversato all’alba il fiume Giordano e i lunghi, minuziosissimi ma anche paranoici controlli israeliani all’entrata in Cisgiordania occupata, si lascia la regione del Mar Morto per il deserto di Giudea, per poi salire ripidissimi verso Gerusalemme, che ti appare quasi come una liberazione dopo abusi e soprusi di frontiera. In un attimo si passa da 400 metri sotto il livello del mare a 750 metri sopra. Ovvero un dislivello di quasi 1200 metri. Si arriva al Monte degli Ulivi e li ti si rivela il mondo, dall’infanzia all’età adulta, e tutto quanto hai sentito, letto, studiato sta lì, sotto i tuoi piedi.  Oltre il Getsemani, oltre la valle di Giosafat ecco le mura erodiane, e sul Monte del Tempio appaiono la brillante cupola dorata della Moschea della Roccia, la cupola della Catena, la Moschea di al-Aqsa e la spianata delle moschee. Sulla sinistra c’è la città di David nella valle del Cedron, luogo originario di Gerusalemme, e sulla destra le sette cupole dorate della Chiesa ortodossa di Maria Maddalena. Sullo sfondo, fra le nebbie e le polveri nell’afa del mezzodì, si scorgono la Torre di David e la Basilica del Santo Sepolcro. Sembra di vedere uno di quei quadri sacri che una volta, nelle case contadine, si soleva mettere sopra il letto matrimoniale.

Per accedere alla Città vecchia e ai suoi misteri gloriosi, gaudiosi e delle fedi, ci sono ben 9 porte, non tutte accessibili. La Porta di Damasco, a nord, è forse la più celebre: costantemente sotto osservazione da decine di militari israeliani da poco non più puberi e da telecamere, questa porta permette alle masse di turisti e di pellegrini di passare dagli alberghi o dalle fermate di tram e pullman direttamente al cuore commerciale, al Suq, di Gerusalemme e alla Via Dolorosa. Dalla Porta dei Leoni, a est, si entra invece nel quartiere musulmano: un quartiere che appare in tutta la sua originalità nel tardo pomeriggio, quando le masse lo disertano e le botteghe con iconoclastiche reliquie made in China per assetati di fede abbassano finalmente le loro serrande. Solo allora escono le donne e i bambini ritornano ad essere tali, mentre gatti e cani randagi ormai non ti guardano.  Ma le nostre preferite sono le Porta di Sion a sud e la Porta Nuova a nord: fra queste due entrate si snodano le viuzze e i labirinti dei quartieri armeno e cristiano, e in parte di quello ebraico, che si incontrano poi al grande Mauristan, una sorta di mercato e caravanserraglio, o lungo le vie del Suq.  Sono quartieri poco o meno frequentati da turisti e pellegrini, e quindi più autentici e sorprendenti. Con centinaia di botteghe di artigiani, dolciumi e alimenti vari, di vestiti, di fotografie. E si scoprono molte arcate, corti e porte semiaperte, che bisogna osare spingere. Per inoltrarsi in passaggi segreti, magari con decine di croci appoggiate ad un muro, o corone di spine appese ad un chiodo, e per sentire profumi di incenso e mirra misti all’olio d’oliva di un fritto di pesce.  Oppure per ammirare piccoli santuari e cappelle illuminate al neon e offese da improponibili fiori di plastica. Come offendono certi ultimi piani di stabili antichi completamente circondati da bandiere israeliane e da filo spinato. Messi lì per marcare il territorio. E a volte per umiliare con grida e gesta un passante privo di kippah.

Alla sera, dal Muro Occidentale, luogo di devozione ebraico, è più facile raggiungere la Porta di Jaffa, a ovest, e la sua animatissima piazza che arrivare alla Porta di Erode, nel quartiere musulmano a nord. Infatti, di notte la parte est della città vecchia sembra spettrale e senz’anima. Botteghe, bar e luoghi di fede son chiusi. Il labirinto di strade e stradine a malapena illuminate sembra una foresta incantata, e le forme delle case si specchiano sul selciato bagnato. Ombre furtive quasi irreali, cani e gatti randagi intenti ad condividersi resti di cibo. E all’improvviso ecco dietro ad una sacra colonna uno, due, tre, tanti soldati israeliani in tenuta da combattimento armati fino ai denti. Giovanissimi, quasi impauriti, se ne stanno lì a parlare e a fumare nell’attesa di un pericolo che nessuno vuole ma che tutti sembrano aspettare. La tensione è reale. E quindi non ti lasciano passare. “It is possible only for muslims… But i’m muslim…”. Ma non ci credono. E con loro è meglio non scherzare. Mentre tu il pericolo non lo vedi, o non lo vuoi vedere. Tutto sembra o è normale. Ma il pericolo deve esserci, c’è, sennò come potrebbero, loro, giustificare tutto questo.  Fm / 11 settembre 2017

Come arrivare: con voli diretti da Milano o da Zurigo fino a Tel Aviv e poi in treno fino a Gerusalemme. Oppure voli diretti per Amman, e poi con bus di linea fino al check point  sul Giordano, e in seguito con taxi privati.

Dove dormire: Notre Dame Center, imponente struttura alberghiera e religiosa (come tutto a Gerusalemme) a due passi dalle Porte Nuova e di Damasco. Costruito nel 1880, oggi è di proprietà del Vaticano.  Interessanti pure le Case Nove della Custodia della Terra Santa.

Dove mangiare: Bulghourji, ottimo ristorante armeno a due passi dalla Porta di Jaffa.

Un consiglio: nel centro della città vecchia (14, Al Khanka Street) vale la pena visitare il negozio di fotografie Elia Photo Service, che propone centinaia di vecchie vedute, a volte originali d’epoca, della Gerusalemme dei tempi ottomani e del mandato britannico in Palestina. Un must !

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