L’aereo segue la mitica linea Latécoère, aperta nel 1919 dalla compagnia francese che gestì il traffico commerciale fra l’Europa, l’Africa coloniale e il Sudamerica, sulle tracce delle epopee dei voli postali e dei loro coraggiosi piloti, da Saint-Exupéry a Mermoz. A Dakar lasciamo l’aereo per salire su un treno quasi impossibile e irreale che ci conduce verso il caimano di fiume, ovvero Bamako, la capitale del Mali. Vasto Paese fra i più poveri del mondo e senza sbocchi sul mare, il nome Mali significa ippopotamo e fu scelto in omaggio alla possanza del suo impero e alla sua storia millenaria, interrotta dalla “grandeur” coloniale francese.

I suoi confini ricordano una farfalla, un lepidottero posatosi ai margini del Sahara, dove nel nord i tuareg fondarono la città più mitica del continente, a 42 giorni di cammello da Zagora, chimera dei viaggiatori di ogni tempo. Timbouctou ! Un grande e lungo fiume, il Niger, è il polmone del Paese: permette ovunque mercati galleggianti su piroghe mentre attraversa interamente questo vasto territorio prima di sfociare poco lontano dal Biafra nigeriano, e protegge il Sahel dall’inesorabile avanzata delle sabbie del Sahara.

Attorno al IV secolo dopo Cristo una popolazione bianca si stabili nella zona del Mande e mescolandosi con gli indigeni gettò le basi di un nuovo regno, quello del Ghana, che affascinò i commercianti  a causa del suo oro, delle sue ricchezze e dei suoi fasti. L’impero fu poi fondato da Sundiata Keita, il mitico Re Leone, al quale seguì l’impero Songhay, durato fino al XVII secolo. Molte città, come Ségou, l’antica capitale del regno Bambara, Mopti, la Venezia d’Africa, e la favolosa Djenné afro-araba, sono tuttora dei punti strategici dell’economia africana. E dove si incontrano tutte le numerose etnie di questo Paese, dai Bambara ai Dogon, passando dai Peul e dai Bozo. Città caratterizzate da un’architettura fatta di banco, una particolare miscela di argilla, sterco, fieno e acqua. E in banco è anche la moschea di Djenné, uno dei maggiori edifici di fango del mondo.

I baobab caratterizzano le sabbiose pianure dei misteriosi Dogon, mentre ai piedi di rocce rosse spuntano caratteristici granai dal tetto conico che si mimetizzano con il paesaggio circostante. Lasciati gli uomini blu si ritorna nella capitale dove gli edifici coloniali, il verde dei parchi e i profumi di eucaliptus contrastano con il caldo, la polvere, l’esplosione di  colori dei bou-bou, con la stranezza delle merci, con le maschere, con gli odori penetranti dei mercati, e con gli occhi e i visi tutti diversi fra loro per colore e tratti che ritroviamo anche nei film di Cheick Oumar Sissoko o nei libri di Hampaté Bâ.

Bamako nonostante i cambiamenti politici e sociali resta uno dei principali centri culturali africani. Negli anni 60 era considerata una città molto swing. Oggi ancora si produce e ascolta molta musica e c’è una scena culturale molto vibrante. E non mancano i centri culturali quali l’Espace Culturel Passerelle, la Galerie Medina, il Café Afrika e importanti fashion week. Al di là dei luoghi comuni l’ambiente culturale di Bamako dimostra come sia possibile vivere in mondo diverso la religione musulmana.  ©  Fm / 6 marzo 2018

Nessun consiglio di viaggio siccome questa destinazione è stata per ora solo immaginata, e non vissuta !

Un libro: “Terre des Hommes“, di Antoine de Saint- Exupéry (1939)

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A partire dal 2008 si sono riacutizzate le tensioni nel Nord del Mali tra il gruppo etnico Tuareg e le etnie maggioritarie nel Paese. Nel 2012 è poi ripresa la guerra civile che ha portato l’etnia Tuareg (laica) del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (Nord del Mali) ad allearsi con alcune frazioni fondamentaliste che aderiscono al Gruppo salafita al-Qa’ida nel Maghreb islamico, e a prendere il controllo della regione settentrionale del Paese. Nel corso degli scontri sono state distrutte numerose reliquie della locale tradizione sufi e le tombe stesse (marabutti) di alcuni “santi” musulmani, tra cui antichi mausolei e sepolture a causa dell’accesa ostilità iconoclastica del wahabismo verso qualsiasi forma di culto, che non sia rivolta ad Allah. Nel 2013 il presidente chiede e ottiene un intervento della Francia, in accordo con la comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale, contro i ribelli dell’Azawad. In seguito all’intervento sono state liberate le principali città cadute in mano ai fondamentalisti islamici. Ma oggi il Mali, salvo la regione attorno alla capitale, nonostante le sue proposte culturali di interesse turistico è purtroppo una meta sconsigliata, come lo indica dettagliatamente il Ministero francese degli affari esteri. E non sono mancati di recente attacchi terroristici mirati nella capitale.