Siamo a Natale: anche quest’anno molti commercianti si lamentano, in particolare a Lugano, perché le vendite non sono all’altezza delle aspettative. Siamo a Natale: nonostante il freddo ci si aspetta una Lugano più viva del solito. E invece alla sera, come durante quasi tutto il resto dell’anno, cala il silenzio e la città si desertifica. Mentre i mercatini natalizi chiudono già alle 19.00 decine di migliaia di pendolari e di frontalieri lasciano Lugano per andare a creare  o cercare vita altrove.

Salvo durante il periodo estivo ricco di eventi e animazioni (vedi foto), Lugano è ormai conosciuta per i suoi vasti spazi deserti e per le sue strade vuote che spesso ricordano la Brooklyn dei film di Scorsese. I motivi che spiegano ciò sono numerosi, complessi e trasversali nel tempo. Alcuni sono relativamente facili da identificare.

Il primo motivo è sicuramente da ricondurre alla totale distruzione di gran parte della città vecchia nel 1939 per volontà politica locale e all’annullamento dell’anima popolare del Sassello, quartiere sostituito da palazzi nuovi che imitano l’antico e da strutture imponenti in stile razionalista anni 40 o in cemento anni 70. Il secondo motivo è la scelta di costruire, a partire dagli anni 60, una city finanziaria in pieno centro, demolendo quartieri in stile art déco e liberty, svuotandoli dei loro abitanti e dei loro commerci e riempiendoli solo di giorno di funzionari e di bancari. Invece di progettare, come fu fatto altrove, un centro direzionale in una zona periferica. Il terzo motivo risale alla scelta molto chiara, in particolare da parte della lunga amministrazione Giudici, di portare traffico e posteggi in città, creando il caos lungo arterie dalle quali si preferisce fuggire che fare shopping (per esempio Corso Elvezia o Via Balestra). Al quarto posto troviamo la volontà di commercianti, politici e soliti noti nel voler trasformare il centro pedonale in un quartiere esclusivo del lusso, attirando facoltosi da tutto il mondo, ma facendo passare la voglia ai residenti di venirci. Una zona dove un mandarino costa quasi come un diamante… Una tendenza che non è cambiata con l’arrivo del LAC attorno al quale si presenta (e si vende?) solo del super lusso. E infine, gli affitti praticati oggi in centro (in media 2’000.- frs al metro quadrato all’anno) – di cui i politici sono certamente al corrente ma non sembrano preoccupati – i quali dopo aver fatto chiudere o fuggire quello che ancora restava del piccolo commercio luganese originale, ora stanno strozzando anche le grandi marche. E i prossimi che chiuderanno saranno bar e ristoranti. Ma possiamo ancora permetterci prezzi del genere? Consoliamoci: a Hong Kong Abercrombie pagava un affitto mensile di 850 mila euro…

La lista dei negozi chiusi a Lugano negli ultimi cinque anni è lunga. Ecco solo alcuni nomi fra i più noti: Ottico Michel, Bata, Sisley, Bulgari, Versace, Geox, Benetton, Jolly Gallery One, Lolipop, Mc Gregor, Polleria Carpani, Farmacia Bianchi, Fumagalli, Volonté, Melisa, Riva-Pinchetti, La Tavolozza, Cachet. Sulla lista potrebbero esserci prossimamente pure Gucci, Prada e Vuitton…Si perde l’identità in nome del lusso e del profitto sfrenato. Molti luganesi non frequentano più il salotto cittadino dopo gli addii di chi aveva contribuito a scriverne la storia: bar, negozi e boutique costretti a chiudere a seguito di ristrutturazioni con conseguenti rincari dei prezzi.

Per chi urla solo alla domenica ma poco agisce la colpa di tutto ciò è del nuovo piano viario e la mancanza di posteggi in centro. Una visione ormai superata per animare i centri urbani, come lo dimostrano ad esempio tutte le città svizzere che dispongono di vasti centri pedonali e di trasporti pubblici performanti che permettono di lasciare l’auto o a casa o fuori città portando i consumatori in città. Oggi a Lugano sopravvivono solo il lusso e il superlusso, le cioccolaterie pure di lusso, farmacie, la grande distribuzione svizzera, assicurazioni, agenzie immobiliari, “tutto a 2.- frs”, negozi di vestiti, di scarpe e di telefonini dai contenuti simili.

Il problema della desertificazione dei centri tocca però tutto il Ticino. L’eccezione di Locarno è significativa siccome la città sa ormai attirare in Piazza Grande le folle fino a tarda sera durante tutto l’anno, e dove in città vecchia, mai demolita (!) e assai ben valorizzata, la vita pulsa giorno e notte grazie anche a piccoli negozi, bar e ristoranti di ogni genere e prezzo.  Ma il migliore esempio di come si può valorizzare e mantenere viva una città lo offre Como, la grande concorrente di Lugano. La quale non ha mai svenduto anima e identità solo al lusso e alla finanza, non ha distrutto il centro storico e oggi si presenta come la più piacevole città di tutta la Regione insubrica.

Francesco Mismirigo, 20 dicembre 2016