Il 27 gennaio si commemora la Giornata della Memoria. Una Giornata internazionale voluta per non dimenticare le vittime della barbarie nazista, e in particolare la Shoah. Nei campi di sterminio nazisti e fascisti, ma anche nei lager sovietici e in molti altri “centri di raccolta” sparsi un po’ ovunque in Europa, fra il 1933 e il 1945 morirono milioni di persone: fu uno sterminio organizzato di milioni di ebrei, ma pure di disabili, omosessuali, oppositori ai regimi, testimoni di Geova e zingari.

I media e i centri di potere ufficiali giustamente commemorano l’Olocausto, ma raramente la loro attenzione va a tutte le vittime dei genocidi nazifascisti. E’ utile ricordare che oltre dieci anni fa il Ticino decise ufficialmente di commemorare tutte le vittime di genocidi. Il 10 maggio 2005, su iniziativa del deputato Yasar Ravi, il Gran Consiglio ticinese istituì infatti la Giornata cantonale della memoria. Tale Giornata voleva essere un momento di riflessione e di richiamo in ricordo delle vittime e dei popoli oppressi, discriminati o che hanno perso la vita a causa del loro pensiero, della loro etnia, religione, razza o per altre ragioni discriminatorie. L’Autorità cantonale voleva così adoperarsi nella prevenzione e nella sensibilizzazione alle problematiche legate alla xenofobia, al razzismo, all’intolleranza e all’emarginazione.

Negli ultimi anni la Giornata cantonale permise di organizzare anche momenti di sensibilizzazione su tutte le vittime della barbarie nazista e su altri stermini che hanno colpito ad esempio le popolazioni musulmane di Bosnia, gli Armeni, i Cristiani d’Oriente, ma pure sulle vittime del fenomeno chiamato “Zoo umani” o sugli abusi e sui soprusi di cui sono stati vittima certi lavoratori stranieri in Svizzera fra gli anni 50 e 70 del secolo scorso. Erano giornate con uno sguardo volutamente a 360 su tutte le vittime, indistintamente, e complementari ai momenti di riflessione organizzati in particolare dal mondo della scuola i quali spesso non mettevano l’accento solo sull’Olocausto.

Quest’anno, grazie anche a iniziative della Città di Lugano, si è tornati a ricordare la Shoah, forma estrema di genocidio, un fenomeno unico nella Storia. Un ricordo doveroso ma che non deve far cadere nell’oblio le altre vittime. Infatti poco o nulla è proposto per ricordare tutti gli altri perseguitati dal regime nazista. Non ci sono vittime migliori di altre… anche se vi è ancora chi cerca di far passare il messaggio che ve sono che meritano di essere ricordate più di altre. Purtroppo la Storia spesso non insegna: e può anche capitare che le vittime di un tempo agiscano poi, a distanza di decenni, come non ci si aspetta che lo facciano. Come lo presenta il documentario israeliano “Les colons” di Shimon Dotan, per certi versi discutibile, diffuso di recente dalla Televisione della Svizzera romanda, anche se rappresentano solo una minoranza oggi in Medio Oriente ci sono persone che senza vergogna sostengono pubblicamente pericolose teorie razziste e discriminatorie verso altri popoli con cui condividono la terra e che non possono non far pensare all’Apartheid o ai periodi bui del novecento europeo.

E’ giusto, necessario e indispensabile commemorare la memoria delle vittime dell’Olocausto, certamente il genocidio più noto perché fu metodicamente condotto,. Ma senza dimenticare anche tutte le altre sofferenze che ha subito l’umanità, dallo sterminio delle popolazioni precolombiane e amerindiane ai genocidi di Cambogia, del Ruanda e degli Herero in Namibia, passando dagli stermini nei Balcani e da quelli sovietici, giapponesi e cinesi, e da quelli attuali fra Siria e Irak. Oggi certi media e certi gruppi di potere possono far cadere nell’oblio la memoria. Ragion per cui è importante mantenere sempre uno spirito critico pure su argomenti come questi. Appunto per non dimenticare. O semplicemente per non sacralizzare né banalizzare.

Francesco Mismirigo, 27 gennaio 2017