Panna, tanta panna, panna bianca, cremosa, voluttuosa e vellutata, panna liquida, panna montata, panna scremata, doppia panna, ancora e ovunque panna! La sacra montagna del Moléson con i suoi 2002 metri domina imponente Gruyères, pittoresco villaggio friborghese assurto a fama internazionale e regno elvetico della panna, che sorge su una piccola altura sopra la vasta e verdissima pianura del Cantone degli Zähringen.

La cittadina è dominata da un castello medievale nel quale si sono susseguiti ben 19 conti fra l’11° il 16° secolo: da lontano appare sotto vari aspetti e a dipendenza della luce si riconoscono le mura di cinta che sposano perfettamente la collina, oppure torri e torrioni. Il villaggio ha, in effetti, una sola e lunga via centrale, con tanti ristoranti ognuno dei quali è un inno al suo celebre formaggio e alla doppia panna, e con un‘infinità di negozietti che propongono ad orde di turisti anglosassoni e giapponesi quanto di più kitsch può offrire l’immagine stereotipata e miniaturizzata ma rassicurante di una Svizzera rurale: mucche, châlets, cloches, carillons, cucchiai per la panna. Ovviamente.

Ma chi sa apprezzarle può ancora trovare anche splendide poyas, grandi pitture naïves su legno ideate nell’800 da Sylvestre Pidoux, che rappresentano armaillis e buebo vestiti con i tradizionali bredzon con gli edelweiss, i capets e i loyis, una lunga fila di mucche scampanellanti, bianche e nere come i colori dello stemma cantonale, e altri animali della fattoria, e che illustrano la vita di questa gente semplice: casari, contadini, agricoltori e allevatori. Una vita ritmata dalle annuali salite e discese dagli alpeggi in maggio e in settembre.

Tutto il villaggio celebra la Bénichon, il ritorno dall’alpe, e dall’Hostellerie des Chevaliers o dal Ristorante Le Châlet si sprigionano gli inebrianti e inconfondibili profumi della celebre fondue moitié-moitié o di una raclette che raggiungono pure le sale del museo del grigionese Giger, ovvero lo Jérôme Bosch del 21° secolo, che contiene le futuristiche e demoniache creature del film Alien. Mentre ai piedi della piccola cittadina si stendono, attorno ad un lungo lago artificiale che porta il suo nome, i pascoli e gli alpeggi prealpini preferiti da mucche, vitelli e tori. E pure tante piccole testimonianze dell’identità rurale di questo cantone cattolico e a maggioranza francofono, moderno ma ancora molto legato alle tradizioni, al suo patois, alle canzoni che esaltano la montagna come quelle dell’abate Joseph Bovet che compose fra l’altro l’ormai celebre “Le Vieux Châlet”. Ma anche fiero per aver dato i natali a Jean Tinguely, l’enfant terribile della scultura contemporanea. Fm / 13 settembre 2017

Come arrivare: in treno, con cambio a Friborgo o a Romont. In auto A1 Losanna-Friborgo, uscita Bulle.

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