Era il 1979. Allora non si andava in Romania. Il mondo “libero” si fermava poco fuori Vienna. E il treno pure. Occorreva superare la Cortina di ferro e una lunga serie di controlli molto rigidi alla frontiera austro-ungherese e poi a quella con la Romania. Erano in pochi dall’Occidente ad andare in Romania, soprattutto per motivi di studio o per scavi archeologici. Un privilegio che abbiamo avuto fra il 79 e l’80 grazie ad uno scambio culturale fra le Università di Ginevra e di Cluj-Napoca per effettuare scavi archeologici nelle due capitali dell’antichità, quella romana Sarmizegetusa Ulpia Traiana, e quella dacia Sarmizegetusa Regia, entrambe perse nelle foreste della Transilvania. Numerosi erano invece i turisti dai Paesi dell’est che si recavano sulle spiagge del Mar Nero o che visitavano castelli e monasteri.

Allora il grande satana si chiamava Nicolae Ceausescu, un dittatore sanguinario e analfabeta che, con la moglie Elena, teneva il Paese e la popolazione in ostaggio. Tutto era razionato: dalla luce elettrica ai telefoni, dalla benzina all’acqua, dalle uova alle calze. E le lunghe file di persone in attesa di poco o nulla erano innumerevoli. Il traffico era ridotto al minimo, solo poche Dacia modello Renault, e alcune puzzolenti Zaz sovietiche e delle imitazioni di Fiat prodotte a Titograd. E molti carri trainati da cavalli. I centri cittadini, specialmente quelli in stile impero austro-ungarico della Transilvania, cadevano in rovina. Capi e capetti del regime vivevano nel lusso mentre la gente comune era povera, poverissima. Ma molto accogliente e generosa. E i giovani sognavano jeans, Winston e le canzoni di Gloria Gaynor, magari ascoltate di nascosto su radio Europa libera. Erano in tempi della Guerra fredda.

Oggi la Transilvania è diventata una meta turistica molto ricercata. Nonostante i danni urbanistici provocati dal comunismo coi suoi casermoni abitativi, e dal troppo veloce post comunismo coi suoi centri commerciali uniformati, i nuclei storici medievali sono rimasti intatti, fra i meglio conservati in Europa, e sono stati minuziosamente restaurati, come per esempio quelli di Brasov, Sibiu, Timisoara, Sighisoara, Turgu Mures, città dette “tedesche”, e Cluj-Napoca, il cui nome ricorda le sue antiche origini romane. Sin dal duecento i coloni sassoni hanno fortificato le loro città in Transilvania, e per secoli le mura, le torri e le chiese fortificate di queste città hanno protetto gli abitanti dalle invasioni dell’impero ottomano.

E’ una regione di rara bellezza e avvolta dal mistero, ai piedi dei Carpazi, caratterizzata da un bellissimo paesaggio naturale. Nella sua storia la Transilvania è stata abitata anche da Magiari, Tedeschi, Ebrei che vi hanno lasciato una forte eredità architettonica, culturale e gastronomica. Ricche pure le testimonianze archeologiche dei tempi dei romani a Sarmizegetuza Ulpia Trajana, sul Danubio e a Cluj-Napoca, o della civiltà dei Daci come a Sarmizegetusa Regia, capitale dacia immersa nelle foreste dei Carpazi, poco distante dal celebre, presunto o reale, castello di Dracula…

Tra i tanti castelli medievali nascosti tra le montagne della Transilvania, che conservano pure il più grande ghiacciaio sotterraneo d’Europa (a Scarisoara vicino a Alba Julia,) il più famoso è il Castello di Bran, ovvero di Vlad l’impalatore (Dracula per i meno convinti) vicino a Brasov, suggestivo grazie alla sua architettura gotica e alle alte torri. Interessante anche il fantastico castello di Corvinesti vicino a Hunedoara, e la Residenza reale Peles a Sinaia immersa in un immenso parco. In Transilvania si trovano anche numerose chiese fortificate sassoni dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Purtroppo il nostro immaginario collettivo ancora troppo spesso identifica la Romania solo con povertà o con fatti di cronaca nera. E perdiamo così l’occasione di scoprire un Paese di lingua latina, l’unico dell’Est, molto più vicino alla cultura mitteleuropea rispetto a quanto pensiamo. Un Paese che grazie a vicissitudini storiche non sempre positive ha potuto conservare molto della sua identità e della sua cultura. Ciò che in Occidente non sempre abbiamo saputo o voluto fare. © Fm / 15 maggio 2018

Dove dormire: A Sibiu, Hôtel Ramada, struttura molto curata e moderna a due passi dal centro; a Brasov, Hôtel Aro Palace, ideale per la sua posizione molto centrale; a Cluj-Napoca, Hôtel Beyfin . Moderno ma molto centrale

Dove mangiare: interessante è la possibilità di mangiare presso dei privati, nei villaggi. Una sorta di tables d’hôtes francesi con ottima e abbondante cucina locale preparata direttamente nella cucina di casa. Informarsi in loco presso gli enti turistici.

Come arrivare: in treno via Vienna e Budapest, un’avventura d’altri tempi ma unica. Oppure in aereo fino a Cluj-Napoca, Brasov o Bucarest. Auto a noleggio in loco

Informazioni: http://www.romania-travel-guide.com/http://www.romaniaturismo.it/

(1 – continua)