Foto del testo di S. Ceschina, Pagan, febbraio 2017

I visitatori in Birmania sono ancora un’esigua minoranza ma stanno crescendo. Il Paese è rimasto chiuso al resto del mondo per circa sessant’anni, prima a causa della guerra civile iniziata nel 1948; poi dal 1962 al 1988 la giunta militare arrivata al governo ha perseguito una politica di porte chiuse e i viaggi erano controllati dallo Stato. Nel 1994 sono apparsi i primi tour operator e nel 1996 sono arrivati i primi gruppi organizzati. La campagna internazionale di boicottaggio conseguente alle violazioni dei diritti civili compiute dalla giunta militare ha però bloccato la nascente industria turistica.

Tutto cambia a partire dal 2011: a seguito di importanti riforme si allenta la censura, molti esiliati rientrano seguiti dagli imprenditori. E dal 2012 il turismo in Birmania subisce un’impennata. Ci si augura soltanto che consumismo, globalizzazione e appiattimento culturale e sociale in atto non trasformi col tempo anche questo Paese in un vasto mercato dei corpi come successo in Tailandia, Filippine o Vietnam.

Nell’immaginario collettivo la Birmania è un Paese incantevole poiché si pensa offra un cocktail esotico e diverso da ogni altro, soprattutto dal punto di vista spirituale e culturale. Merita sicuramente di essere conosciuto. E si consiglia di andarci in fretta prima che la pressione dei visitatori aumenti ancora togliendo fascino e mistero. Un po’ come sembra capiti già ora all’ora del tramonto nella magnifica piana di Bagan, patrimonio dell’Umanità per l’Unesco che ospita più di tredicimila templi costruiti tra il 900 e il 1200. Ma il tramonto quaggiù resta indimenticabile. E non può che far pensare al dolce scorrere delle barche lungo il fiume Irrawaddy da Mandalay a Rangoon e al periodo coloniale.

Periodo coloniale dove ci riporta la lettura di ”Giorni in Birmania” di George Orwell (Mondadori, 2006). Pubblicato nel 1934 sull’esperienza dei cinque anni passati in Birmania come poliziotto nella Polizia Imperiale Indiana, è un racconto sul tramonto dell’mperialismo inglese prima della seconda guerra mondiale. Questo testo è il primo romanzo scritto da Orwell. Protagonista è il trentacinquenne John Flory, mercante angloindiano di legname che, insofferente ai codici di comportamento dei sahib bianchi e attratto dalla cultura orientale, si muove a cavallo tra due mondi senza riuscire a trovare una propria collocazione e, privo della forza morale necessaria per ribellarsi alla comunità bianca, rimane frustrato dagli inevitabili compromessi. Fm / 13.02.17

Periodo ideale di visita: da novembre a febbraio

 Come arrivare: da Milano a Mandalay, via Dubai e Bangkok, con Emirates prima e Air Asia poi

 Tour operator: chi desiderasse visitare la Birmania in modo decisamente alternativo privilegiando il turismo responsabile e visitando anche progetti ecosostenibili, di salvaguardia degli animali, educativi nel campo dell’infanzia e della formazione, e di sviluppo dell’artigianato può contattare l’Agenzia italiana RAM Viaggi Incontro (0039 338 160 69 10 – 0039 348 702 77 10 – 0039 0185 79 90 87 – info@ramviaggi.it – www.ramviaggi.it) che organizza viaggi con piccoli gruppi accompagnati da un mediatore culturale