Senza di lui forse il corso della Storia sarebbe stato differente a partire dall’inizio dell’800: negli Stati Uniti la comunità irlandese, a cui appartiene il clan dei Kennedy, non sarebbe stata forse così importante se non fosse emigrata in massa a causa del tifo e delle carestie; il colera e le carestie non avrebbero colpito ovunque sulla terra; la mafia non avrebbe contribuito alla rovina di migliaia di persone commerciando oppio, e non ci sarebbero state le Guerre dell’oppio fra il 1839 e il 1860, allora coltivato in Cina al posto dei cereali siccome più resistente; la moria di cavalli non avrebbe spinto a inventare altri modi di locomozione come la bicicletta nel 1817; gli inglesi non sarebbero partiti alla scoperta dei Poli e di passaggi marittimi dove il ghiaccio stava fondendo;  Martigny non sarebbe stata semidistrutta nel 1818 dalle acque riversatisi dopo la rottura di una diga naturale formata dal ghiacciaio Giétroz; la Svizzera non avrebbe perso gran parte della sua popolazione a causa della miseria e della fame;  il personaggio mostruoso di Frankenstein non sarebbe stato ideato nel 1817 da Mary Shelley se quest’ultima non si fosse ispirata, per il suo viso, dai volti scarni della povera gente affamata che vide nelle Alpi bernesi e vallesane. E così via…

Stiamo parlando del vulcano Tambora sulle isole della Sonda, in Indonesia, che nell’aprile del 1815 scatenò l’inferno su tutta la terra. Fu il più violento cataclisma vulcanico del millennio, ben maggiore del più famoso Krakatoa del 1883. La sua esplosione cataclismica influenzò il clima su tutta la terra la quale fu ricoperta per oltre due anni da un manto di cenere, come lo possiamo vedere nelle pitture di quel tempo di William Turner, di Caspar David Friedrich o di John Constable.  Quadri che riproducono atmosfere cupe e strani effetti luminosi da fine del mondo. La catastrofe del Tambora arrivò in Europa come una zappa mortale, subito dopo le devastazioni causate dalle guerre napoleoniche.

E l’estate del 1816 non ci fu ! Senza sole le stagioni e i raccolti cambiarono. Fra aprile e settembre del 1816 a Ginevra piovve per 130 giorni e a causa della diminuzione delle temperature nevicò in estate. Esattamente duecento anni fa dunque una serie di complesse relazioni geografiche, climatiche e umane devastarono la terra e influenzarono il corso della Storia. E come allora pure oggi il clima, ma per effetto diretto delle attività umane e della deforestazione, sta cambiando velocemente e minaccia tutti gli essere viventi sul pianeta. Nel 1816 un cambiamento climatico di tre anni rivoluzionò la vita sulla terra. Quello attuale dura da decenni: le conseguenze saranno devastanti.

In merito si consiglia la lettura di “L’année sans été” di Gillen D’Arcy Wood, Edition La Découverte oppure di vedere il film “Demain” attualmmente al cinema.

Francesco Mismirigo, 15 ottobre 2016