35 milioni d’anni fa una tremenda eruzione vulcanica fece nascere un’isola in mezzo all’Atlantico: Madera. Fu l’inizio o la fine della mitica Atlantide? O nulla di tutto questo? Quando i primi uomini, con a capo Joao Gonçalves Zarco, la scoprirono nel 1419 trovarono il Paradiso terrestre: un clima costantemente mite, montagne e paesaggi spettacolari, scogliere altissime e una vegetazione lussureggiante che copriva la lava. E la chiamarono l’isola del legno. Un’isola senza spiagge separata dall’Africa da una fossa marina che raggiunge i 4500 metri.

Ancora oggi, lungo la costa settentrionale o all’interno di profonde e ripide vallate di un verde luminosissimo, l’isola presenta un aspetto vergine e selvaggio. Un aspetto che si scopre veramente solo se si ha il coraggio di salire su un autobus di linea che si arrampica a velocità sostenuta su strade strette e impossibili che salgono a oltre 1000 metri fra boschi di eucaliptus e di luarifoglie protetti dall’Unesco, per poi raggiungere villaggi all’interno di antichi crateri, come Curral das Freiras, dove si sviluppa attorno al Pico Ruivo una fitta rete di sentieri che attira un numero crescente di escursionisti. Malgrado il territorio accidentato gli abitanti si sono ingeniati nel creare fertili terrazze, i poios, a picco sul mare e irrigate da levadas, dove coltivano banane, canna da zucchero, frutti e fiori tropicali e la vite.

Un’uva importata nel XV secolo da Creta con la quale si produceva la Malvasia. Malgrado un’epidemia di fillossera nel 1852, i vini dell’isola acquisirono particolare prestigio in Europa e in America grazie anche alla collaborazione commerciale fra Portogallo e Inghilterra. Oggi i tre vini principali sono il Sercial, il Boal e la Malvasia, il più rinomato e raro. E si dice che i vini delle annate eccezionali hanno la proprietà di resistere più di 150 anni. Perfino Churchill, che prediligeva soggiornare in uno dei più prestigiosi e lussuosi alberghi del mondo, pare abbia degustato il vino che ricevette in dono Napoleone di passaggio sull’isola nel 1815, in rotta verso Sant’Elena. Pur non essendo mai stata una colonia britannica, gli inglesi sono sempre stati numerosi sull’isola, sia come commercianti o produttori di vino, sia come turisti. Perfino lo sviluppo del ricamo, una delle principali risorse dell’isola, è da ricondurre ad una cera Miss Phelps.

La capitale, Funchal, il cui nome significa finocchio selvatico, conserva ancora il suo fascino lusitano e dispiega le sue case ad anfiteatro: chiese in stile barocco e manuelino, bianche come le case e le quintas con le finestre evidenziate con basalto nero, e nei giardini, lungo le strade, nei parchi botanici abbondano orchidee, mimose, ibiscus, anturi e strelizie, i cosiddetti uccelli del paradiso. Da non mancare una visita al Mercado dos lavradores, al museo di arte sacra, a quello della fotografia e un’escursione di un giorno sulla selvaggia isola di Porto Santo.

Dove dormire: Hotel Quinta Bela Sao Tiago, http://www.quintabelasaotiago.com/it/ – Splendida dimora di famiglia con interni coloniali, giardino tropicale, piscina e vista imperdibile su tutta Funchal. Ottima posizione.

Dove mangiare: vastissima scelta di ristoranti con cucina portoghese a base di pesce. Non fatevi mancare un buon bicchiere di Madera, e nemmeno una visita al museo del vino http://www.madeira-live.com/it/madeira-museums.htmlhttp://www.blandyswinelodge.com/

Come arrivare: l’aeroporto di Funchal è una piattaforma sul mare… si atterra all’ultimo momento e quando si decolla sembra di cascare in mare. Voli diretti da Lisbona e da Porto.