La regione dei laghi lombardi è attraversata da un confine di stato artificiale. La sua esistenza e i  vincoli per attraversarlo hanno da sempre costituito un invito a frodarli. La Valle d’Intelvi, patria della scagliola fra i laghi di Lugano e di Como, fu per secoli terra di contrabbandieri, di sfrusitt. Valle poco elevata, situata fra due laghi, quindici comuni, un clima mite, molti campi e campicelli, un’infinità di boschi di castagni, molti punti panoramici con la vista che spazia dal Gazzirola al Monte Rosa, dalla Punta Balbianello al Cervino.

Una valle che attira e attirò fin dall’800 numerosi turisti, come quelli descritti nel 1888 da Antonio Fogazzaro ne “Il mistero del Poeta”, di cui restano tracce nel nome di un albergo di Lanzo in rovina con vista sul Ceresio, allora raggiungibile da Santa Margherita grazie ad una funicolare ormai decrepita. Ma prima dello sviluppo di attività legate al turismo e al contrabbando, come supporto alle fatiche di montanari, i magri raccolti spinsero numerosi Maestri Comacini locali ad emigrare per svolgere mestieri legati all’edilizia e all’architettura, contribuendo così allo splendore delle maggiori capitali europee. Fra i più celebri troviamo i Carloni, i Lurago, i Rovelli. Ancora oggi molti vivono di pastorizia e gli alpeggi vengono caricati: bolle, nevere, casere e baite sono sparsi lungo le mulattiere e sulle alture di questa valle fra i due fiumi, fra due laghi, fra due Stati. Di fatto, Val di Muggio e Val d’Intelvi hanno molto in comune.

Molti altri, abbandonato il contrabbando di fatica, fanno i frontalieri o i pendolari percorrendo quotidianamente strade impervie e regine. Oggi la valle è diventata ricca: un famoso centro fisioterapico, numerose ville signorili e dannunziane, molti alberghi, un campo da golf e piste di sci attirano in questa valle insubrica, in estate come in inverno, migliaia di facoltosi milanesi alla ricerca di un respiro senza prezzo. Ciò nonostante la sua gente resta atavicamente legata al territorio, ad un’identità transfrontaliera contadina e alle sue tradizioni, come ad un celebre carnevale che mette in scena i Brütt e i Bei. Perché il confine che si venne lentamente perfezionando separò popolazioni da sempre solidali per la comunanza di interessi e di cultura nello sfruttamento generoso della montagna. E Erbonne, un villaggio abbarbicato a 943 m, in posizione solitaria fra l’erba buona, persiste nel mantenere la stessa cittadinanza del borgo d’origine oltre la ramina, Muggio, che lo fondò 200 anni or sono allorché queste terre erano francesi.  Anche se la zona è abitata da oltre 6’000 anni. Ma “d’ind’èi d’indè”? © Fm / 15 dicembre 2018

Come arrivare: da Lugano passando da Maroggia e dalla Val Mara, oppure da Gandria e Porlezza. Da Como risalendo il lago fino a Argegno.

Informazioni qui