A 23 anni dalla fine della guerra nei Balcani, la Bosnia continua a restare fuori dai circuiti turistici nonostante un’ottima offerta alberghiera, in particolare a Sarajevo, di cui abbiamo già scritto, e a Mostar, una ricca vita sociale e culturale, una genuina accoglienza, una gastronomia che profuma di ottomano, di greco e di slavo, un paesaggio collinare verdeggiante che poco o nulla ha da invidiare a certi pascoli elvetici e una costa dalmata dal clima molto mite, seppur molto ridotta. L’immaginario collettivo è stato profondamente influenzato dalle atrocità perpetrate sulle persone e dalle distruzioni di importanti monumenti storici, fra cui il celebre ponte di Mostar, nell’Erzegovina. Ragion per cui ancora oggi chi viaggia o soggiorna nelle vicine Croazia o Montenegro esita a lasciare le rive dell’Adriatico per scoprire l’entroterra. E si perde cosi un vero paradiso naturale e culturale.

Mostar simbolizza il trionfo della vita sulle ferite del passato. Distrutto a cannonate nel 1993 e ricostruito nel 2004 lo Stari Most, il ponte vecchio sotto il quale scorre la Neretva, non unisce solo due rive, ma due comunità che fino alla morte di Tito sembravano convivere senza problemi. Fondata nel tardo XV secolo dai turchi ottomani, Mostar era il centro amministrativo dell’impero nella regione dell’Erzegovina. L’Impero Austro-Ungarico annesse Mostar nel 1878. Dopo la Prima guerra mondiale la città a partire dal 1918 divenne parte del Regno di Jugoslavia. Durante la seconda guerra mondiale la città fece parte, come il resto dei territori dell’attuale Bosnia ed Erzegovina, dello Stato Indipendente di Croazia, controllato dai nazifascisti. Dopo la seconda guerra mondiale la città entrò a far parte della Repubblica Popolare di Bosnia ed Erzegovina, che fu una delle sei repubbliche che componevano la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Tra il 1992 e 1993, dopo che la Bosnia-Erzegovina in seguito ad un referendum aveva dichiarato l’indipendenza, la città fu soggetta ai bombardamenti e ad un assedio lungo nove mesi da parte delle truppe federali jugoslave supportate dall’esercito serbo-bosniaco. Oltre a causare immense sofferenze alla popolazione, i tiri d’artiglieria danneggiarono o distrussero diversi bersagli civili fra cui un monastero cattolico, quello dei francescani, la Cattedrale di Santa Maria Madre di Dio, il palazzo vescovile e una dozzina di moschee. Con l’acuirsi poi degli scontri fra croato-bosniaci e musulmani Mostar risultò divisa in due: la parte ovest controllata da Croati e quella est dai musulmani il cui quartiere fu ridotto in gran parte in rovina, comprese numerose moschee e case del periodo ottomano. Lo Stari Most, il celebre ponte di pietra del 500 e simbolo della città, fu distrutto dall’artiglieria croata il 9 novembre. Con la firma degli accordi di Washington nel marzo 1994 il conflitto croato-bosniaco giunse al termine. Ma Mostar rimase divisa e solo nel 1996 fu ristabilita la libera circolazione da una parte all’altra della città. Oggi le ferite almeno sui monumenti sembrano rimarginate. Ragion per cui Mostar merita una visita.

  1. Per attraversare l’Antico Ponte di pietra costruito nel 1566 che risalta per l’eleganza delle linee e della forma. Cavalca con un arco altissimo il fiume e i numerosi scalini ricordano il Ponte del Rialto a Venezia. E’ considerato il monumento più importante dell’architettura ottomana nei Balcani. L’originale fu costruito senza cemento e senza malta. Il ponte e l’insieme di case che lo circonda sono parte del patrimonio Unesco;
  2. Per ammirare le costruzioni che fanno da corona allo Stari Most, molte delle quali coprono pure le falesie del fiume: alle estremità del ponte sorgono le torri Tara e Helebija, entrambe del 600, e la torre Hercegusa del 400, che per secoli hanno fatto da sentinella proteggendolo e proteggendo tutta la città; molto ben restaurato è pure il vecchio mercato vicino al ponte, con le sue case colorate, le viuzze pedonali, le bottegucce, i negozi e i bazaar, il tutto in un ambiente tipicamente orientale sottolineato da torri e da moschee. Botteghe e bar non solo tradizionali o per turisti, ma pure molto moderni e design all’immagine di una gioventù dinamica che vuole voltare le spalle al passato;
  3. Per sostare dinnanzi alla sfarzosa e colorata (arancione) facciata della Gimnazija Mostar, il liceo costruito nel 1893 in uno stile neo moresco e asburgico che ricorda assai la bellissima biblioteca di Sarajevo, ora perfettamente ricostruita dopo le criminali distruzioni del 1992. Ma pure per “gustarsi” quel poco che ancora resta dei quartieri moderni dell’epoca socialista jugoslava che circondano la scuola di cui molte case portano ancora le stigmate dei colpi di mortaio e di granata. Ma pure di alcune rovine simboliche della guerra come quelle del prestigioso Hôtel Neretva di cui resta solo la carcassa. Un testimone come tanti altri. Un invito a non dimenticare;
  4. Per recarsi a Blagaj, a 12km a sud di Mostar, alle sorgenti della Buna che sgorga con forza dalla montagna e forma un lago. Proprio sopra la caverna carsica sorge un bellissimo monastero islamico che colpisce per il suo aspetto bianco e massiccio e per l’enorme blocco di roccia che lo sovrasta. Il monastero si può visitare, come pure la sorgente, ma senza dimenticare di fare una tappa in una delle tante terrazze con giardino sul fiume che propongono ottimi piatti di pesce;
  5. Per visitare la località di Pocitelj, affascinate villaggio medievale a sud di Blagaj sulle pendici della montagna, dove già si assaporano tutti i profumi della macchia mediterranea e i colori e le luci del mare. Durante il periodo ottomano il villaggio ebbe un importantissimo ruolo strategico siccome controlla la via dal mare a Sarajevo. I turchi non costruirono solo fortezze, ma pure una moschea, la Torre dell’Orologio, une medrasa, un hammam e molte case, perfetti esemplari dell’architettura orientale europea. Il tutto oggi appare molto armonioso, gradevole e ben restaurato dopo gli scandalosi danni della guerra. © Fm / 9 aprile 2018

Come arrivare: in aereo fino a Sarajevo, voli da Zurigo con cambio a Vienna o Monaco, poi in autonoleggio fino a Mostar. In treno passando da Zagabria, Belgrado e Sarajevo (oggi la tratta Belgrado-Sarajevo dura oltre 10 ore siccome attraversa ben 4 frontiere… quasi insopportabile, ma i paesaggi sono veramente unici), oppure in treno da Ploce, sulla costa croata. In auto fino a Trieste poi lungo la costa croata. In nave da Ancona fino a Spalato e poi in bus.

Dove dormire: Hotel-Restaurant Kriva Ćuprija, a due passi dal ponte, ospitato all’interno di una casa calcarea di interesse storico culturale.

Informazioni qui, qui e qui