Questa settimana la foto Omran, 5 anni, ha scosso il mondo. Omran, salvato dalle rovine dopo l’ennesimo bombardamento su Aleppo. Nel giro di poche ore Omran è diventato “il volto” della Siria in guerra. La sua foto è stata ampiamente condivisa sui social network. Venerdì ha poi occupato le prime pagine di numerosi giornali in tutto il mondo. Si tratta certamente di un’immagine forte che simboleggia l’orrore del conflitto siriano.

Il piccolo è seduto nel retro di un’ambulanza, i suoi piedi non toccano terra. Coperto di polvere grigia e sangue secco, si tocca la fronte. Il suo sguardo si perde nel vuoto. Non piange.

Stupisce questa improvvisa passione per la foto di Omran. Immagini di bambini uccisi o feriti in Siria sono condivisi ogni giorno sui social network, ancora più straziant,i come quelle che troviamo sulle pagine facebook della Comunità siriana in Ticino . Omran non è terribilmente ferito. Ma la sua angoscia colpisce. Dovremmo interrogarci perché la sua foto ci scuote, e ci scuotono meno le altre di questo conflitto. Forse anche perché, a differenza di quasi tutte le immagini di ambulanze siriane, quella in cui è ospitato Omran è stranamente intatta, linda, pulita, bianca, disinfettata. Sembra quasi impossibile una tale normalità dopo mesi in cui gli ospedali sono barbaramente bombardati e le ambulanze prese di mira dai cecchini. Un dettaglio, forse, ma che mette ancora più in evidenza il bambino.

Ma Omran non è solo sull’ambulanza: c’è pure una bambina, forse la sorella. Ma questa foto è già entrata nel dimenticatoio della Storia… Omran è LA vittima.

Il fenomeno ricorda il caso di Aylan, il piccolo siriano annegato lo scorso settembre e il cui corpo è stato trovato su una spiaggia turca. Come Aylan, Omran attira nuovamente l’attenzione sul fatto che migliaia di bambini vengono feriti e uccisi dall’inizio della guerra. E fra settembre 2015 e agosto 2016 dove eravamo?

Francesco Mismirigo, 20 agosto 2016

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