Il 1° settembre 1939, esattamente 77 anni fa, iniziava la seconda guerra mondiale. L’estate del ’39 era l’ultima di un’epoca, la fine delle illusioni. Dal 1936 era chiaro che i regimi nazi-fascisti avrebbero portato ad un nuovo conflitto, il più grave e terrificante della Storia dell’umanità, un’immane e spaventosa carneficina: 56 milioni i morti, dei quali 25 milioni militari e 31 milioni civili. Nei 13 anni di regime nazista solo in Germania furono sterminati oltre 6 milioni di persone fra cui ebrei, disabili, asociali, oppositori, omosessuali, zingari e altri “Untermenschen”, ma non solo loro.

Ai morti vanno aggiunte le distruzioni materiali, le devastazioni di incalcolabili ricchezze, di un immenso patrimonio creato dal lavoro e dalla intelligenza dell’uomo. Molti paesi furono ridotti nella più completa rovina, città trasformate in macerie, strutture economiche e comunicazioni sconvolte, popolazioni affamate. Il costo totale della guerra fu calcolato in 1.154 miliardi di dollari. Nella sola Europa occidentale furono distrutti 1.500.000 edifici e 7 milioni danneggiati.

Con la caduta dei regimi nazi-fascisti nel 1945, delle dittature in Portogallo, Spagna e Grecia negli anni ’70 e di quelle comuniste nel 1989, dopo le lezioni e le nefaste conseguenze dell’applicazione delle loro ideologie e dopo la realizzazione della pace in Europa grazie anche alla creazione dell’Unione europea, si poteva pensare che le idre bruna, rossa e nera col loro odio razziale, i nazionalismi esacerbati, le segregazioni e le discriminazioni dovessero sparire dal continente. Invece la lezione sembra non essere servita e il cambiamento delle generazioni genera l’oblio, si banalizza pericolosamente l’orrore, lo si strumentalizza, lo si ripete. L’ideologia che alimenta l’idra non è mai morta: la ritroviamo già nell’Italia degli anni ’60 e ’70, poi in Cile, in Vietnam, In Cambogia, nei Balcani degli anni ’90, nella Russia post-sovietica o nell’Africa centrale. E ora in tutto il suo orrore in Siria, forse la peggiore di tutte le guerre, e in Irak.

Ma pure dietro l’angolo, sui nostro social media: “Noi cittadini di Chiasso adesso ne abbiamo proprio pieni gli zebedej di vedere tutti i nostri spazi verdi, pagati con i nostri soldi e destinati allo svago delle nostre famiglie e dei nostri figli, occupati dai negri del centro asilanti! (…) Adesso ne abbiamo proprio fin sopra i capelli! Qualcuno si decide a rimandare a casa loro tutti questi negri ubriachi e spacciatori, oppure dobbiamo organizzarci da soli? Poi però non venite a lamentarvi!(….)” . Esempi fra i milioni di messaggi di odio che si possono trovare ogni giorno  trovati online. Non si può certamente dire, riferendoci alle nostre latitudini, che non sia dell’odio virtuale e su carta quello che viene sistematicamente vomitato ogni giorno. Odio, razzismo non velato e facile populismo coltivato anche da chi magari cavalca quest’onda solo per scopi elettorali, ma rischia però che diventi un pericoloso e incontrollabile motore per molti che si identificano realmente in certe ideologie e che le vorrebbero realizzate, di nuovo!

Oggi in Europa è possibile la rinascita delle dittature fasciste, dell’apartheid, dei regimi che eliminano i diversi? Secondo lo storico Georg Kreis il pericolo vero è che i partiti storici si adeguano in modo opportunista alle spinte populiste e xenofobe (come avvenne nel 1933). Il clima di insicurezza attuale e il terrorismo di matrice islamica rischiano di alimentare le spinte verso l’emarginazione, in particolare di certe categorie di stranieri residenti, ma pure degli immigrati dall’Africa. Ma nonostante l’imperare degli atteggiamenti demagogici questa calda estate non sarà bollente come nel 1939! Non lo si deve permettere.

Francesco Mismirigo, 28 agosto 2016

(3’740 battute, spazi compresi)