Alptransit non solo ridurrà i tempi di percorrenza fra il nord e il sud della Svizzera, ma contribuirà pure a cambiare la lettura storica del nostro territorio. Chi oggi percorre la strada cantonale da Biasca al passo del San Gottardo riesce ancora a leggere uno spaccato della nostra Storia, a capire le fatiche e le difficoltà della vita nelle Alpi, non solo quella contadina, ma pure quella industriale, ad apprezzare gli sforzi sovrumani che sono stati necessari per costruire strade, ferrovia e autostrade e ad avvertire l’avanzata dell’evangelizzazione e il peso della Storia europea sul nostro Cantone.

Quindi addio alle ripide salite della Biaschina, del Piottino e della Tremola, ai resti della vecchia strada del 1830 e della precedente mulattiera, agli altissimi ponti autostradali progettati da Christian Menn, alle gallerie elicoidali della ferrovia, alle chiese romaniche, ai rustici e alle prime costruzioni in legno del Ticino, ai resti industriali di Bodio, Piotta e Airolo, ai sanatori oramai in disuso, alle funivie, alla funicolare più ripida d’Europa, ai boschi di pini e di larici, alle rapide del fiume, alle gole, alle vette innevate e al piacere di ritrovare il sole ad Airolo. Ma non solo.

Con Altransit e con l’andare degli anni tutto questo non ci sarà più, sparirà dalla memoria collettiva. Sostituito da un lungo buco nero di 57 km. Duemila anni di Storia diventeranno solo virtuali e saranno attraversati a oltre 200 km all’ora. Avrà quindi ragione Obelix in una sua celebre battuta in risposta a chi lo accoglie al suo rientro in Bretagna… “elle est comment l’Helvétie?…plate…!”

Francesco Mismirigo, 30 luglio 2016