Cinque terre, cinque villaggi di pescatori e contadini, un’architettura semplice e spontanea, case dagli innumerevoli colori pastello, chiese barocche, orti sospesi punteggiati da limoni, mandarini, viti, ulivi, torri d’avvistamento e migliaia di muri a secco arroccati sulle scogliere fra monti e mare, isolati. Un mare splendido ma senza porti sicuri, un clima estremamente mite anche in pieno inverno, una natura aspra ma di grande bellezza. Malgrado la fatica, l’isolamento e le difficoltà l’uomo abita queste terre da oltre 3000 anni.

Con la costruzione da parte dei romani della Via Aurelia, lontana dalla costa mediterranea, s’interruppero definitivamente i collegamenti via terra con i villaggi. Solo nel 1874, sbuffante fra innumerevoli gallerie, dall’antica capitale della Repubblica genovese arrivò in queste terre la prima locomotiva. In luglio e agosto, mesi forse da evitare, le piazzette dei cinque villaggi traboccano di turisti sbarcati da treni, barche e navi, incapaci di scoprire e gustare senza fretta i dettagli, l’atmosfera, e l’equilibrio fra storia, natura e civiltà che caratterizzano questa costa. Eppure i paesi non sono mai diventati veramente turista-dipendenti e al calare della sera i borghi riprendono il loro ritmo naturale, immutato nei secoli. Protetti proprio dalla loro difficile accessibilità e dall’assenza di traffico.

Ma è fra un villaggio e l’altro, lungo ad esempio il sentiero della Via dell’Amore, che si scopre veramente questo paradiso naturale e la rara essenza di una costa mediterranea lunga 20 km che altrove va ormai scomparendo: fra pini marittimi, cipressi, fichi d’india, ginepri e agavi, centinaia di campicelli e di terrazze coltivati in cima ad alte scogliere sovrastano insenature, cale, baie, piccole spiagge. Spinto dalla fame e dal bisogno l’uomo ha saputo coltivare la vite e far crescere magnifici oliveti e foreste di limoni aromatici.

Poi in ogni villaggio, da Vernazza a Manarola, da Monterosso a Corniglia passando da Riomaggiore l’inebriante profumo del pesto, del pesce azzurro arrosto, dei frutti di mare fritti nell’olio d’oliva o delle cozze con limone e prezzemolo pervade ogni viottolo, ogni carrugo, giù fino al mare. E non c’è trattoria che non proponga un bianco locale unico nel suo genere, prodotto con uve vermentino, bosco e albarola. Un vino dal profumo delicato la cui varietà più famosa è la Sciacchetrà: un bianco passito, invecchiato in bottiglia per almeno due anni, che stuzzica le papille fin dal 1200. Fm / 14.05.2017

Come arrivare: treni diretti da Milano con fermata in tutte le stazioni. Oppure con cambio a Genova o a La Spezia. L’auto lasciatela a casa. Non serve.

Dove dormire: a Monterosso al Mare c’è un Convento di frati cappuccini molto particolare (gestito da un solo ! frate): a strapiombo sul mare domina il villaggio e offre una vista spettacolare su tutta la costa. Dispone di una giardino molto vasto e romantico con numerosi alberi da frutta. E due gatti. Camere spartane ma molto pulite. Propone ritiri spirituali per singoli e gruppi ma è possibile alloggiare anche per chi non ha queste esigenze.

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