Non c’è più niente: dell’antica città assira di Nimrud, a sud di Ninive, in Irak, restano solo muri igienizzati e polvere. Il famoso sito antico di Nimrod è stato ripreso dalle forze irachene all’Isis domenica 13 novembre 2016. Della gigantesca scultura di un toro alato con un volto umano che una volta serviva come patrono della città prima dell’arrivo dell’ISIS nel 2014 resta ben poco.

Fondata nel XIII secolo a.C., la città era considerata la seconda capitale dell’Impero Assiro dopo Ashur. Dopo la loro offensiva lampo nel 2014, che ha pure permesso all’Isis di occupare Mossul e ampie fasce di territorio, i jihadisti avevano cercato di distruggere ciò che rimaneva della città antica. L’Isis aveva trasmesso in tutto il mondo immagini che mostravano jihadisti a bordo di bulldozer mentre facevano esplodere monumenti e bassorilievi, giacché per il gruppo estremista sunnita statue e mausolei sono considerati come idolatria pagana che deve essere combattuta.

Non hanno risparmiato quasi nulla. Pure ciò che restava di un ziggurat – un edificio a livelli di circa 50 metri di altezza – è stato ridotto in polvere. L’Unesco nel 2015 aveva denunciato la distruzione di Nimrud come un “crimine di guerra“. Con queste distruzioni in Irak, ma anche con quelle perpetrate in Siria, l’Isis ha voluto dare una nuova immagine dell’Iraq, come se non esistesse nulla niente prima di loro. I jihadisti hanno pure fatto irruzione in numerosi siti antichi e musei e hanno venduto molti oggetti per finanziare le loro operazioni. Sarebbe opportuno che la comunità internazionale si mobilitasse contro questi antiquari della morte, sporchi approfittatori complici dell’inferno, ma spesso facenti parte della società bene delle capitali occidentali, arabe e estremorientali. Quindi degli intoccabili?

Francesco Mismirigo, 17 novembre 2016