Nel cuore delle Alpi, in cima ad una vallata, alla fine di una strada, ai piedi dei ghiacciai, ecco apparire dai finestrini di un trenino rosso Grindelwald, una stazione alpina di rinomanza internazionale, situata a 1050 m. nel cuore dell’Oberland Bernese. Un paesaggio idilliaco e tipicamente elvetico, dal verde inteso che scaccia la calura estiva. Mentre nubi già cariche di neve incontrano le enormi masse granitiche che circondano il villaggio: Mönch, Eiger e Jungfrau, oltre ad essere icone protettrici della patria, sono una barriera naturale e simbolizzano tutta la Storia del turismo alpino.

La località è l’unica stazione sciistica della regione che si raggiunge anche in automobile, attraverso fitte pinete. Forse è per questo che il villaggio è troppo spesso preso d’assalto da migliaia di turisti, in particolare orientali e arabi, desiderosi di vedere la Foresta nera tedesca da oltre 4000 m di quota, di camminare nel Palazzo del ghiaccio o di provare l’ebbrezza di essere sospesi nelle ovovie più lunghe d’Europa. Il villaggio un tempo fu solo la base delle mandrie che salivano d’estate ai più famosi pascoli europei.

Qui fu inventato il Paradiso. La bellezza di un paesaggio dai forti contrasti permise infatti un rapido sviluppo turistico a partire dall’800: lingue glaciali lambiscono i pascoli color verde smeraldo, le fioriture sono abbondanti, le vette aguzze, i torrenti vorticosi, la luce limpidissima, l’aria purissima, le mucche verissime. Ci volle poco per convincere i primi turisti inglesi a lasciare le britanniche lande nebbiose per venire a scoprire la regione a dorso di mulo. Come i pionieri alpinisti Walker e Coolidge. Oppure come Gerlad Fox, il primo sciatore passato alla notorietà, che nel 1881 soggiornò al Baer, che proprio in quegli anni aprì le sue stanze anche d’inverno, dando il via alla stagione sciistica, fino allora sconosciuta.

Nel 1890 a Grindelwald arrivò la ferrovia, e nel 1912 si aprì sulla Jungfrau la stazione ferroviaria più alta d’Europa, ad oltre 3400 m. Dopo la Grande Guerra si costruirono 16 piste di pattinaggio, l’allora più lunga pista di bob e un frequentatissimo Curling Club. Così il cosiddetto “villaggio dei ghiacciai” divenne meta non solo di sciatori ed escursionisti, ma pure degli esponenti del bel mondo grazie anche alle sue numerose opportunità e ai suoi alberghi sofisticati. Mentre la leggenda della parete assassina dell’Eiger, domata nel 1938 in una battaglia sponsorizzata dal Terzo Reich, continua la sua macabra fama portando fortuna al mite paesino il cui nome ha origini celtiche e significa “foresta di una valle chiusa al resto del mondo”: tutto un simbolo elvetico ! Fm / 27 luglio 2017

Come arrivare: da Lugano in treno passando dal Gottardo e dal passo del Brünig, con cambio a Lucerna e Interlaken.

Dove dormire: Hotel Gletschergarten, tradizionale struttura a conduzione familiare con oltre 115 anni di storia. Belle camere in legno con vista panoramica sulle montagne. A pochi metri dalle piste da sci, in una zona calma del villaggio.

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