“Khlass (basta) il silenzio!”. Così scriveva su “Libération” il 22 gennaio 2015 un gruppo di giovani francesi affermando che « siamo musulmani ma cittadini francesi e interamente europei. E per questo oggi rivendichiamo l’eredità dell’Illuminismo». Da allora gli attentati e le carneficine si sono moltiplicati: non solo in Occidente dove ottengono grande visibilità, ma pure nel mondo musulmano dove sono però spesso dimenticati e dove il numero dei morti è drammaticamente altissimo. Attentati non sempre organizzati dal sedicente Stato islamico che ha però tutto l’interesse a rivendicarli, ma da persone che utilizzano la sua bandiera per sdoganare bassi istinti di morte.

Da allora i pazzi assassini si sono moltiplicati: non solo jihadisti d’origine europea col cervello inquinato da troppa ideologia di morte e da una religione distorta di cui prima si sono fatti un baffo, e miliziani dell’Isis, ma pure erotomani frustati, adolescenti psicologicamente instabili o attratti da pensieri di estrema destra, e rifugiati arrabbiati. Profili molti differenti fra loro con modalità operative e motivazioni pure differenti. Ma purtroppo hanno tutti un punto in comune: un punto drammaticamente pericoloso perché nel cittadino permette lo svilupparsi di facili scorciatoie mentali, di pregiudizi e di errate generalizzazioni. Eppure è un dato di fatto che oggi tutti loro hanno origini arabo-musulmane o si riferiscono a una religione che spesso manco conoscono.

Da Charly Hebdo in poi è regolarmente richiesto ai responsabili di istituzioni musulmane di prendere chiaramente posizione contro questa barbarie. Molti occidentali si aspettano pure manifestazioni pubbliche di cittadini musulmani contro questa perversione della loro religione. Purtroppo le manifestazioni in tal senso sono poche: all’inizio era comprensibile: perché avrebbero dovuto giustificarsi per atti non commessi da loro. Ma queste attività sporcano il nome dell’Islam, facendola apparire come una religione di odio e rendono difficile la loro vita. Di fronte all’escalation di un orrore spesso commesso in nome di un dio e di un testo che gestisce e detta le regole della quotidianità, le popolazioni europee hanno difficoltà a capire certi silenzi dei concittadini musulmani che possono pure essere mal interpretati. Anche perché In una religione dove non esiste un’autorità dirigente a livello interpretativo quando un fedele legge il testo sacro trova quel che vi vuole trovare. E l’estremista che considera tutto il Corano valido ancora oggi può trovarvi le ragioni per combattere il miscredente, che può essere pure il musulmano che non la pensa come lui.

L’imam di Nîmes Hocine Drouiche lo scorso novembre affermava: “condanniamo con forza questi attacchi criminali (…) Oggi non è solo la Francia ad essere attaccata e colpita, ma tutta l’umanità. Noi condanniamo questa violenza come cittadini francesi, ma anche come musulmani perché questo attentato è stato compiuto nel nome della nostra religione. Tutti i musulmani sono invitati a condannare questi attacchi, con dimostrazioni e dichiarazioni, per non lasciare l’Islam come un ostaggio nelle mani di ignoranti ed estremisti. Il paradosso della nostra comunità islamica in Europa è che non vi è una reale volontà di dialogo e di apertura. Noi parliamo di tolleranza e di perdono, ma in realtà abbiamo paura del dialogo con gli altri. Allo stesso tempo, pensiamo che l’Islam sia l’unica vera religione nel mondo. Gli altri sono miscredenti. Questa idea può produrre orgoglio e arroganza nel mondo islamico. Invece, modestia e rispetto per gli altri sono due pilastri della moralità islamica! (…) Spero che questi eventi a Parigi risveglino i musulmani di Francia e del resto dell’Europa per salvare la nostra coesistenza e il futuro delle nostre società. Per secoli i musulmani hanno escluso la ragione e la razionalità dalla loro vita religiosa. Nel pensiero islamico moderno vi è una vera crisi della ragione. Di conseguenza, i musulmani vivono in situazioni paradossali non solo nei confronti dei valori islamici, ma anche dei valori europei”. Drouiche, pure candidato alla carica di rettore della Grande moschea di Parigi, ha lasciato di recente l’incarico accusando le istituzioni musulmane di misconoscere il problema dell’estremismo: «Annuncio (…) il mio rifiuto di queste istituzioni incompetenti che non fanno nulla per la pace sociale e che non la smettono di ripetere che l’estremismo non esiste, che è prodotto dai mass media (…) L’odio è divenuto l’elemento caratterizzante del discorso islamico, specialmente in Europa, così da poter mobilitare i giovani musulmani contro l’Occidente. E dai musulmani non è arrivato un vero impegno a trovare una soluzione al grande problema della radicalizzazione e dell’odio». Hafid Ouardiri, direttore della Fondation pour l’Entre-connaissance di Ginevra afferma invece: «Non si dovrebbe stare in silenzio poiché potrebbe diventare accusatore (…) Mi piacerebbe che gli Imam chiedessero ai fedeli di manifestare per denunciare questi atti terroristici”.

“Khlass, basta il silenzio!” dunque, ma non solo quando le vittime sono in Europa. E ciò anche per evitare pericolose derive socio-politiche ormai già in atto. Esattamente ciò che vuole l’Isis: una guerra civile in Europa in un clima anti straniero e di paura dove la caccia all’altro si sostituirà ai principi dell’Illuminismo. E sarà la fine, per tutti!

Francesco Mismirigo, Lugano

(5’418 battute, spazi inclusi)

info supp.: http://www.lorientlejour.com/article/998545/rappel-des-principaux-attentats-de-lei-contre-des-cibles-occidentales.html