La regione italofona più orientale del nostro Paese, la Val Poschiavo, appartiene al bacino dell’Adda. E’ una valle unica e ricca di contrasti: infatti, la distanza dai ghiacciai e dalle conifere fino ai vigneti solatii, ai boschi di castagni e ai campi di grano saraceno e di tabacco misura soltanto 25 km. Il dislivello è però di ben 2000 metri! Attraversata da una strada costruita nel 1870, la Val Poschiavo o Val Puschlav, che conta circa 5’000 abitanti, è collegata all’antica Rezia pure da una ferrovia ricca di curve, arditi ponti e tornanti, la cui funzione è vitale, in particolare durante l’inverno. Una ferrovia, quella retica, che in quel tratto fra Tirano e il Bernina, ma pure oltre, fa parte dei beni protetti dall’UNESCO.

ll percorso con celebre treno rosso sul Passo del Bernina da St. Moritz alla Val Poschiavo e fino a Tirano, la località di confine italiana, è un’esperienza impressionante sia in inverno sia in estate. Lo sguardo spazia sul panorama montano del ghiacciaio del Morteratsch, del Diavolezza o della Lagalb. Mentre all’Alp Grüm l’imponente ghiacciaio del Palü quasi ti assale. La tratta che percorre la Val Poschiavo è la trasversale ferroviaria alpina più alta (otre 2 mila metri) e, con la sua pendenza del 70 per mille, è uno dei percorsi a scartamento ridotto senza cremagliera più erti. Un autentico capolavoro di tecnica ferroviaria.

Un preistorico scoscendimento, che ha creato il lago di Poschiavo, dominato dallo xenodochio di San Remigio che pare risalire al 1050, divide la valle in due. Conquistata nel 773 da Carlo Magno, la valle e le altre regioni vicine, spesso contese, è stata poi regalata al Convento di San Dionigi presso Parigi. Ecclesiasticamente era governata dal Vescovo di Como anche se poi si sottomise a quello di Coira. Nel 1408 fu accolta nella Lega Caddea. In seguito il suo destino fu strettamente legato alla Storia dei Grigioni e dell’Elvezia, la quale con la Rivoluzione francese perse l’occasione di mantenere nel suo seno una valle lombarda, la Valtellina, che avrebbe garantito maggiore forza demografica e politica all’attuale Svizzera italiana.

La valle in passato offriva ben poche risorse economiche e nonostante i tentativi di estrarre amianto, argento e calce, l’emigrazione è stata un elemento marcante nella sua storia. Gli abitanti emigrarono per secoli quali pasticcieri, cuochi o albergatori in Italia, Inghilterra, Francia e Spagna. Chi ritornò al paese a cavallo fra l’800 e il 900 costruì nel capoluogo, Poschiavo, sede della prima tipografia del Canton Grigioni, un quartiere molto particolare, detto “quartiere spagnolo”, ricco di palazzi e residenze agiate e luminose dai colori pastello che contrastano con la gotica Chiesa di San Vittore e la Piazza principale con la torre comunale, che nel 1987 subirono le conseguenze di un grave nubifragio. Anche questa, come molte altre valli grigionesi, è una valle della pietra e della fatica, dove l’acqua la fa da padrone, come lo abbiamo potuto constatare di recente in Val Bregaglia, altra valle italofona grigionese. © Fm /13 febbraio 2018

Come arrivare: da Bellinzona in Autopostale fino a Thusis, poi in treno via Sankt Moritz. In auto da Gandria, passando poi dal Lago di Como, lungo la Valtellina fino a Tirano.

Dove dormire: Hôtel Le Prese, in riva al lago, per un tuffo nelle atmosfere del turismo della Belle Epoque.

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