A Lugano corrono voci che con l’inizio del 2017 una ventina di negozi chiuderanno bottega. Forse è la solita leggenda metropolitana che il Presidente della Federcommercio locale Paolo Poretti non ha confermato. Ciò non toglie che a Lugano stiamo assistendo da anni ad una continua erosione del piccolo commercio. In centro città ormai solo grandi firme e banche sembrano poter resistere alla follia dei prezzi praticati per gli affitti, In certi casi siamo al limite dello strozzinaggio: ma in un libero mercato si possono praticare i prezzi che si vogliono e purtroppo c’è chi (ancora) li paga. Poi come non stupirsi che, per limitare i costi, si riduce il personale o si assumono solo precari o frontalieri spesso senza nessun nesso con il nostro modo di concepire le relazioni sociali, oppure si vende un caffé a frs 4.20.- come da Sass Café in Piazza Riforma… Fra poco Vannini aprirà una piccola cioccolateria in Via Luvini, i cui spazi, pare, sono affittati a oltre 90 mila frs annui. Come non vendere poi la merce a peso d’oro?

A causa di affitti estremamente elevati nel triangolo fra Via Nassa, Piazza Dante e il Maghetti man mano i negozi chiudono, dalle gioiellerie ai bar e ai negozi di scarpe. La città si svuota. E vien da chiedersi come mai i politici locali, che sicuramente conoscono i proprietari degli immobili e gli affitti praticati, non intervengono. Politicamente e legalmente hanno forse le mani legate, ma tacendo, non denunciando o non invitando a moderare la sete di guadagno diventano loro stessi complici della desertificazione della città della quale sono responsabili.

E’ pure un segno dei tempi: Lugano in passato puntò tutto unicamente sul lusso trasformando Via Pessina  e Via Nassa in un salotto spesso vuoto, punteggiato da pellicce griffate o da Ferrari gialle posteggiate abusivamente. Vie dove una fragola costa meno se comperata da Swarosky… che in uno dei due negozi di alimentari di lusso presenti. Negozi che danno ai turisti un’immagine di Lugano di città carissima. Se dovessero partire pure Coop City e gli ultimi ricchi dell’est allora Via Nassa sembrerà la Main Street di Tombstone. A differenza di Como – oggi grande concorrente di Lugano che scelse di abbinare l’eleganza alla praticità e all’utilità per tutti, quindi il negozio di lusso vicino al baretto di quartiere o al negozio di primizie alimentari – a Lugano si insiste ancora a credere che solo l’eccellenza per pochi sia la buona scelta, stupendosi nel contempo che i cittadini scelgano altri lidi. E’ più facile dare la colpa alla mancanza (supposta) di parcheggi che fare una sana autocritica? E attorno al LAC hanno aperto solo negozi di gran lusso. La mania e la smania continuano.

La (forse troppo) lunga precedente gestione della città con conseguente corte di interessi, la poca lungimiranza, la fame di guadagno di molti imprenditori locali, ma pure le nuove mentalità di molti cittadini abbagliati dal mito dell’apparire, hanno permesso, senza molte lacrime, che il Teatro Apollo e il Cinema Kursaal venissero distrutti per installarvi un Casinò, che il Café Huguenin dal puro stile viennese d’inizio 900 diventasse un McDonald, che il Café de la Ville con la sua orchestra, situato sotto il Municipio, diventasse un Burger King, che il mercato si riducesse a poche bancarelle, che il piazzale ex scuole diventasse prima un anonimo posteggio, poi un no man’s land, che il Teatro Cittadella diventasse una residenza firmata dal solito super Mario. E così via. Il tutto abbinato ad un’offerta di trasporti pubblici spesso ostacolata e mai veramente promossa, al desiderio di portare posteggi ovunque in centro, anche dove non erano legalmente previsti, e ad un piano viario che ha reso inutilmente deserte certe vie e caotiche altre.

Con il declino della piazza finanziaria Lugano sta cercando un nuovo futuro: lo fa con progetti molto interessanti come quelli legati alla ricerca, all’università o all’arte, ma anche con altri poco sensati e che puntano sempre e solo sui motori e il rumore. Non è certamente facile gestire una città diventata forse troppo grande, e non sempre solo per vero desiderio dei suoi abitanti, una città che ha ereditato gli errori i buchi finanziari del passato. Ma il tempo passa veloce e sembra che nessuno voglia staccarsi dai propri privilegi, osando un passo di qualità, imponendo anche delle scelte, come potrebbe essere quella di incentivare il ritorno degli abitanti in centro, di dare maggior spazio a piccoli negozi e ristori, di pedonalizzare definitivamente tutto il centro, di aumentare gli spazi verdi o dedicati alla mobilità dolce, di trasformare il piazzale ex scuole in una vera piazza alberata dove rilassarsi, di rimettere le corsie per i bus e ripristinare la funicolare degli Angeli, e iniziare finalmente la costruzione delle linee del tram. Losanna, Ginevra, Berna o Zurigo ad esempio hanno osato: il traffico dal centro è quasi sparito, i trasporti pubblici sono eccellenti, la gente è tornata a vivere in città e nuove forme di economie sviluppano benessere. Ma queste sono da sempre città vere, e oggi sono gestite soprattutto in funzione degli interessi di tutti e non solo dei soliti noti. Perché pure loro caddero nell’illusione del facile guadagno. E soprattutto non sono borgate provinciali diventate città troppo in fretta e che in 50 anni, asfaltando e cementificando, hanno azzerato gran parte del passato e del suo valore identitario, così importante per costruirsi un futuro  .

Francesco Mismirigo, 22 novembre 2016