Fino a dopo la metà dell’800 viaggiare in Ticino riservava parecchie e spiacevoli sorprese. Anche se ancora oggi per molti locarnesi Lugano sembra sulla luna, e viceversa, la mobilità ci permette di attraversare velocemente il Cantone da nord a sud in poco meno di un’ora, e dal 2020 Bellinzona sarà a 12 minuti da Lugano. Un tempo invece, a causa dello stato delle strade e di un territorio spesso acquitrinoso e accidentato, in Ticino e in tutta la regione alpina i tempi di percorrenza erano molto lunghi, le località si sentivano spesso isolate, in particolare nelle valli, e ciò contribuì a creare mentalità a volte molto chiuse.

Già allora quasi tutto e tutti passavano dal Monte Ceneri, da sempre cesura mentale, culturale, geografica, politica e geologica fra le valli alpine e le pianure mediterranee. Il passo era però anche tristemente noto: essendo il punto di passaggio dei traffici mercantili che non sceglievano la via del Verbano, era infestato da briganti di ogni sorta che compivano regolarmente delitti. Insomma, ancora nell’800 andare da Lugano a Bellinzona era come andare, nell’800 appunto, da Tombstone a Bisbee: un western alla John Ford con attacchi a diligenze cariche di commercianti e emigranti, sparatorie, omicidi e con faide locali risolte a suon di pugni e cazzotti.

Con la creazione del Cantone nel 1803 sul Ceneri fu installata una gendarmeria. Ma ciò non impedì altri assalti e al leventinese Costantino Genotti di preparare quello che fu poi l’ultimo attacco alla diligenza federale che transitava due volte al giorno partendo da Lucerna con mèta Camerlata. La Banda del Genotti organizzò nella notte fra il 12 e il 13 ottobre 1864 l’assalto all’altezza del bivio di Robasacco. Ci scappò il morto e vi furono feriti. Il Genotti e la sua banda furono ricercati ovunque e grazie alla collaborazione con i Carabinieri italiani tutti furono arrestati a Milano. Il Genotti fu trasferito nel sinistro e lugubre penitenziario cantonale a Castelgrande. Il 22 novembre 1866 fu condannato a morte per impiccagione. Ma la sentenza non fu mai eseguita. Infatti, in considerazione dei mutamenti politici avvenuti nel frattempo e a seguito delle numerosi richieste per l’abolizione della pena capitale al Genotti fu commutata la pena nei lavori forzati a vita. Il condannato fu in seguito trasferito nel nuovo penitenziario cantonale di Via Bossi a Lugano, dove tuttora troviamo la sede della polizia cantonale. La pena massima fu infine abolita dal Codice penale svizzero nel 1874.

Francesco Mismirigo, 26 novembre 2016