Il Ticino è anche un Cantone scomparso: pubblico alcune mie soggettive sensazioni sul territorio di oggi pervase di sentimenti e ricordi di ieri… del Mendrisiotto.

Il Monte Generoso, montagna regina per antonomasia del Mendrisiotto, è stato lanciato turisticamente nel 1867 con l’apertura dell’Albergo Bellavista. Dalla vetta (1704m s/m), raggiungibile con un treno a cremagliera da Capolago, si gode uno dei panorami più belli del Ticino: a 360° si vedono tutte le cime della catena alpina, i laghi lombardo-ticinesi, la Pianura Padana, gli Appennini. Montagna di origine marina, offre interessanti curiosità geologiche fra cui particolari grotte e gallerie. Il substrato calcareo del Monte ha inoltre favorito lo sviluppo di oltre 800 specie vegetali, fra cui alcune molto rare e uniche. Montagna carsica, offre un clima e una vegetazione ideali per la pastorizia. Fra mucche e capre si possono ammirare le nevère, reliquie di una civiltà rurale in via d’estinzione. Costruzione cilindrica in muratura a secco tipicamente insubrica, la nevèra era utilizzata dagli alpigiani per conservare le vivande.

Dalla Vetta si può osservare la vita di piccoli villaggi delle Valli di Muggio, Mara e d’Intelvi quali Scudellate, Muggio, Arogno, Orimento, Erbonne e San Fedele dove la cultura contadina ancora sopravvive. In Vetta, troviamo pure un percorso fra gli astri e un Osservatorio astronomico. Gli eleganti alberghi d’inizio 900 sono stati sostituiti da offerte che corrispondono meglio al carattere e alle esigenze dei turisti del 21. secolo. Dalla Bellavista l’escursione fino alla Balduana permette di scoprire antiche carbonaie e numerose “bolle”, particolari stagni rotondi. Lungo il tragitto la vista spazia su declivi collinari d’un verde intenso e sui tetti di coppi dei villaggi del Mendrisiotto, sui filari dei vigneti, sugli uliveti e i cipressi, sui boschi di castagni e sui vasti e ondulati prati della Valle di Muggio. Le valli alle pendici del Monte Generoso non vantano solo pregevoli chiese romaniche e barocche ma pure un particolare paesaggio umano fatto da mulini, roccoli, graa, nevère e ponti: testimonianze di una civiltà contadina costruite per vincere una natura non sempre generosa.

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Francesco Mismirigo