C’era una volta una calda notte in una città vuota, un decoro di celluloide in bianco e nero. Un eroe, Marcello, trascinava i suoi perché fra il Galoppatoio, Via Veneto e Via della Scrofa. L’estate del 60 correva sfrecciando su una spider e nel silenzio della notte una gioventù spregiudicata e ubriacata dal miracolo economico era testimone dei disagi di un’epoca in trasformazione, ed esprimeva senza vergogna le sue voglie gastrosessuali.

Quella sera Marcello la rivide immergere le sue forme giunoniche nelle acque di una fontana barocca di berniniana memoria, la seguì e nacque il fotogramma simbolo di tutta un’epoca, e in particolare di questa caput mundi nella quale solo dopo poche ore la dolce vita non è più che un ricordo di un film. Latina, antica, cristiana, classica, barocca, cattolica, fascista, moderna: Roma, la città delle città, plebea e aristocratica, è un cocktail snob di lussi e povertà, caos urbano e pace dei sensi, orrori e meraviglie, libertà sfrenate e ingorghi eterni, rifiuti urbani e politici corrotti, donne ribelle e bionde tettone non sempre tali Si dice che la città è il centro del mondo, ma quale è il suo centro? La Via Sacra? L’obelisco? O semplicemente la realtà e la fantasia?

La città eterna è carica di Storia: fatta di acqua e di terra, è una madre ideale, che non ti obbliga a comportarti bene. Fra i vicoletti con immense fontane, fra i severi palazzi e le splendenti rovine, nel violetto voluttuoso delle notti di Cabiria, appare in tutta la sua struggente e disumana bellezza. Come capitale imperiale fu all’origine della prima vera cultura europea che, malgrado le opposizioni di Asterix, riuscì ad imporsi da Cadice a Palmira e da York a Cartagine, passando da Zurigo fino alle foreste della Transilvania.

La città non è solo un vasto campo di rovine romane, ma è pure in preda a continue metamorfosi mai completate. Fin dalla sua leggendaria fondazione nel 753 avanti Cristo, le sue pietre hanno conosciuto due o tre usi. Dopo il 476 della nostra era le disseminò nel mondo: dall’abbazia di Westminster al comodino di un veterano americano dell’ultima guerra mondiale. E dal sacco di Alarico nel 410 a quello di Carlo Quinto nel 1527 la città rischiò di non essere mai eterna: violenze, massacri, distruzioni e collere divine la fecero pericolosamente vacillare sulle sue catacombe.

Ancor oggi, come ieri, come sempre, resta la città delle creature. Faccioni rossastri e bocche della verità di impiegatucci e burocrati che fan pensare a Sordi e a Fabrizi incontrano all’ombra del cupolone vergini sempre meno immacolate, preti e suore, per poi sparire all’arrivo delle creature della notte: di marmo come i maschi di Michelangelo e di carne come quelli di Pasolini. Mentre vicino a Porta Portese ecco la Magnani: “Buonanotte Federico”. La sua ultima apparizione. © Fm / 27 febbraio 2018 – Foto Keystone

Come arrivare: velocissimi in treno (Eurostar o Italo) da Milano. Il tragitto in treno da Lugano a Milano, di soli 80km, è molto più lungo rispetto alla tratta Milano-Roma. Da Lugano si consiglia di evitare di salire sugli EC (ex Cisalpini) la cui affidabilità è ancora tutta da confermare, ma di prendere i Tilo, più lenti e perfino meno cari. Evitare di avere pochi minuti per la coincidenza. Meglio aspettare un’ora da Feltrinelli in Stazione Centrale che correre il rischio di perderla. Ottimi invece i servizi e la puntualità di Eurostar e Italo. Insomma, viaggiare fra i due Paesi resta cosa complessa…

Dove dormire: Hôtel Donna Camilla Savelli, situato in un antico chiostro a Trastevere

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