Nel nord della Romania, ai confini con l’Ukraina e la Moldova, si estende la Bucovina, una vasta regione di dolci declivi collinari coperti di boschi di abeti e pini, di foreste di faggi, e di praterie in fiore che già fanno pensare ai vasti spazi della granaio dell’Unione sovietica, come veniva allora chiamata la distesa che portava agli Urali. Una regione poco popolata già nel Medioevo, villaggi e città di piccole dimensioni, forse perché troppo aperta alle invasioni tartare provenienti dalle steppe russe e a quelle turche, e quindi poco difendibile. I monasteri ortodossi della Bucovina sono una delle più importanti bellezze artistiche della Romania.

Nei XIV, XV e XVI secoli la regione si arricchì di numerose chiese e monasteri fortificati, i quali presentano ancora oggi quasi intatti una serie impressionante di policromici affreschi interni, nel nao e nel pronao, e sulle facciate esterne, originali, mai restaurati, realizzati da artisti locali, protetti pure da tetti spioventi . Linee molto pure, dovizia di dettagli, colori delicati: un insieme di grande valore dove ogni chiesa trasmette con le immagini tutti i valori e i principi della Bibbia, come un libro aperto. Dalla vita di Gesù a quella di Maria e dei Santi, passando dalla Genesi, dal Vecchio Testamento, dai drammi del Giudizio universale, dalle raffigurazioni di luoghi e personaggi del tempo e dalla lotta contro il turco e l’islam. Un modo per trasmettere al popolo gli insegnamenti cristiani ma pure per veicolare valori morali a volte strumentalizzandoli in funzione del periodo storico e dei pericoli esterni.

Ogni monastero, ben inserito nella natura circostante che lo protegge e lo valorizza, si caratterizza per un colore dominante: l’azzurro a Voronet (1547), il giallo a Moldovita (1537), il verde-rosso a Sucevita (1596), e così via. Visitando questi luoghi, le cui opere affrescate fanno immediatamente pensare a Giotto, a San Marco a Venezia, al Duomo di Orvieto, alla Cappella degli Scrovegni di Padova… Difficile descriverli, difficile pure trasmettere le sensazioni che si provano ammirando questi luoghi. Solo vedendoli dal vivi è possibile sentire tutta la loro forza artistica.

Sono oltre 20 le chiese affrescate della Bucovina, quasi tutte facenti parte del patrimonio dell’Unesco e tutte con le caratteristiche architettoniche bizantine con alcuni accenni gotici. Tutte testimoniano la volontà di allora di affermare la resistenza della fede ortodossa contro l’espansione musulmana e cattolica. Ma non solo le chiese in pietra presentano affreschi di grande pregio: infatti, nella vicina regione del Maramures numerose sono le chiese di legno affrescate al loro interno con splendidi disegni tratti dalle Sacre scritture, disegni spesso in stile naif opera di artisti locali, come nella chiesa di San Nicola del 1718 a Bogdan Voda. Le chiese lignee hanno campanili particolarmente alti e sottili situati sul lato occidentale dell’edificio, e furono erette durante il diciassettesimo e diciottesimo secolo sulle fondazioni di vecchie chiese ormai scomparse. La scelta di utilizzare il legno nella costruzione derivò dal divieto ungherese di creare chiese ortodosse in pietra.

Maramures è una delle regioni più conosciute della Romania, ma non una delle più visitate: i suoi villaggi, le chiese in legno, il suo stile di vita, i suoi costumi tuttora in uso rendono il Maramures un museo vivente. Gli estesi prati, cosparsi di fattorie e villaggi, colpiscono la vista di coloro che si avvicinano all’area. Nell’odierno Maramureș vi sono ancora 42 chiese in legno, e circa un terzo di loro ha almeno due secoli. Purtroppo la tecnica di costruzione è destinata ad essere dimenticata a causa del sempre minor numero di esperti carpentieri che vi si dedicano. Le chiese del Maramureș ricordano altre opere simili sparse per l’intera Europa, in particolare in Scandinavia . Occorre segnalare che con la rinascita dell’edilizia religiosa dopo la rivoluzione rumena del 1989, in Romania sono state realizzate altre chiese in stile tradizionale, come il monastero di Barsana. © Fm / 15 maggio 2018

Dove dormire: A Bistrita, Hôtel Metropolis, struttura molto confortevole ma un po’ anonima, situata in un bellisssimo parco urbano in riva al fiume.

Dove mangiare: interessante è la possibilità di mangiare presso dei privati, nei villaggi. Una sorta di tables d’hôtes francesi con ottima e abbondante cucina locale preparata direttamente nella cucina di casa. Informarsi in loco presso gli enti turistici.

Come arrivare: in treno via Vienna e Budapest, un’avventura d’altri tempi ma unica. Oppure in aereo fino a Cluj-Napoca, Brasov o Bucarest. Auto a noleggio in loco

Informazioni: http://www.romania-travel-guide.com/ http://www.romaniaturismo.it/

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