Tutto ebbe inizio negli anni 50 e 60 del secolo scorso: con l’arrivo in Sardegna dell’Aga Kahn il quale seppe trasformare lunghe distese di coste brulle e disabitate in quella che diventò poi la Costa Smeralda. Nacquero così località quali Porto Cervo, Porto Rotondo, Baja Sardinia. E il jet set internazionale, artisti, attori, politici, uomini d’affari, neo ricchi e un po’ di malavita investirono a poco a poco quest’angolo di Sardegna. Poi arrivò il turismo di massa grazie all’ampliamento del porto e dell’aeroporto di Olbia. Ma fortunatamente il boom immobiliare non portò alla costruzione di immensi centri alberghieri come ne troviamo sulle coste spagnole. Qui la fanno ancora da padrone villaggi costruiti ex novo in uno stile che quasi sempre ben si inserisce nel paesaggio e nella vegetazione locali.

Tutto questo bel mondo e non, così come le masse assetate di sole e spesso fin troppo poco rispettose dell’ambiente circostante, “occupano” la Costa Smeralda, ma pure il resto dell’isola, solo da giugno a settembre. Poi la Sardegna cambia ritmo. Ritrova la sua essenza, il suo ordine, la sua pulizia. Anche se l’apporto finanziario del turismo è notevole, stranamente popolazione e autorità locali non sembrano molto interessate a valorizzare l’isola durante tutto l’anno. Tutto si concentra in estate, poi molti alberghi e ristoranti chiudono.

Ma è appunto durante il periodo in cui la Sardegna sonnecchia che si possono apprezzare al meglio non solo i suoi paesaggi brulli e le offerte eno-gastronomiche, ma tutto il suo ricco patrimonio culturale. Per restare nei dintorni di Olbia (già Terranova) ad esempio i nuraghi di Arzachena e di Majore in Gallura, le chiese romaniche di Sant’Antochio di Bisarcio a Ozieri, Nostra Signora di Castro a Oschiri, Santa Maria del Regno a Ardara o la Santissima Trinità a Saccargia, chiese situate sulla strada che conduce a Sassari. O sulla costa verso Orosei troviamo i castelli della Fava, di San Giovanni e di Santa Lucia.

In primavera e in autunno è inoltre molto più gradevole partire in barca a vela alla scoperta non solo dell’Arcipelago della Maddalena da Palau, ma pure della misteriosa Isola di Tavolara, situata a pochi km da Porto San Paolo, e in parte adibita a base Nato. Misteriosa isola poiché pur piccina da due secoli ha pure un re, i cui antenati riposano nel piccolo cimitero sulla spiaggia, attorniati dal profumo intenso della lavanda selvaggia e della brughiera secca. Carlo Alberto, Principe di Savoia, nominò primo Re Paolo Bertoleoni con diritto di proprietà assoluto nel 1836. Di ciò resta la sola testimonianza verbale della famiglia, in quanto la casata Bertoleoni non figura negli elenchi nobiliari ufficiali del Regno d’Italia. L’ultimo discendente della famiglia è Tonino Bertoleoni a cui si attribuisce il titolo di Re di Tavolara. Oggi l’isola vive di turismo ed è un’importante riserva naturale con fondali incontaminati. Nel periodo estivo a Tavolara si svolge pure una rassegna cinematografica nazionale. Per 16€ a/r un traghetto trasporta i turisti sull’isola da Porto San Paolo fra le 9.00 e le 18.30. Fm / 28 agosto 2017

Come arrivare: a Olbia in nave/traghetto da Genova o da Livorno, in aereo con voli diretti da Milano Malpensa e da Lugano.

Come spostarsi: in auto a noleggio o in bicicletta, ma pure in treno, un ottimo mezzo per scoprire paesaggi irrequieti e meno scontati lungo le linee Olbia-Cagliari , Palau-Sassari, Arbatax-Sergono, Porto Torres-Alghero, Iglesias-Mandas.

Una lettura: «Sardegna come un’infanzia» di Elio Vittorini del 1932 è un classico della letteratura di viaggio che ha per oggetto la Sardegna. Nello scritto il viaggio in Sardegna è ricerca del diverso: nostalgia dell’infanzia, desiderio di felicità perdute, ricerca delle radici inquiete dell’essere. Una terra che appare diversa da tutte le altre, quasi sfuggita alle maglie della civiltà. Solo in apparenza è un libro reportage, costruito con capitoli brevi. In realtà c’è cronaca, descrizione di personaggi e di paesaggi. E’ un viaggio alla ricerca di memorie infantili, della solitudine e della primitività. Oggi il diario di viaggio di Vittorini mantiene intatto il fascino della pagina scritta e offre una chiave di lettura della Sardegna da ritrovare.

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