E’ notizia di questi giorni che Villa Corail a Sorengo sarà demolita per far posto all’ennesimo condominio in cemento a vista. Alcuni cittadini si sono rivoltati ma il destino di questa bella e unica villa liberty è ormai segnato.  Dal 2005, dalla fusione di Breganzona con Lugano, è tutta la collina a Ovest della città che sta radicalmente mutando. L’aggregazione con Lugano avvenne sotto il regno di Re Giorgio Giudici, personaggio che sarà ricordato (?) per essere stato decisamente poco amante delle testimonianze del passato e nel contempo promotore di cemento, asfalto, traffico e posteggi. Pochi mesi dopo la fusione le ruspe attaccarono Via Lucino e, complici ovviamente i proprietari, distrussero numerose ville d’inizio 900, sostituite da cubi di cemento per neoricchi d’oltre cortina o d’oltre ramina. Poi fu la volta di Via Polar e dei prati sotto il nucleo di Breganzona, fin su attorno alla Chiesa di Biogno. E pure  il versante fra Sorengo e Muzzano fu invaso da gigantesche ville superlusso. Il Re aveva bisogno di spazio e la politica delle aggregazioni gliene offri a iosa, assieme alle condizioni quadro, sia nelle zone pregiate sia in certi ex Comuni periferici a Est della città meno interessanti, diventati ormai zone dormitorio invase da palazzi per il ceto medio basso, mentre il centro di Lugano è sempre meno vivo e interessante per chi non opera nel mondo degli affari e della finanza, del lusso, della vendita di fumo, della cultura dell’eccellenza per pochi e per chi non ama il traffico.

Ora tocca a Sorengo, Comune già colpito dalla speculazione nel recente passato. Ma perché lamentarci? Siccome da decenni assistiamo, tutti, impassibili alla demolizione del nostro passato e alla cementificazione del nostro presente. Complici i politici, i sindaci, i tecnici comunali, i proprietari, i soliti architetti ipernoti, i soliti imprenditori immobiliari e i soliti costruttori senza scrupoli, aiutati da piani regolatori che servono spesso solo gli interessi di pochi o di industriali e uomini d’affari d’oltre confine, il Ticino sta diventando un Cantone senz’anima, senza identità, con spazi uniformati ammantati dal traffico. E sempre meno originale e attrattivo dal punto di vista turistico e paesaggistico. Un Cantone decisamente in controtendenza rispetto al resto della Svizzera, in cui si continua ancora e sempre a privilegiare affari sempre meno puliti e interessi sempre più sporchi.

Mentre il centro di Bellinzona comincia solo ora a svuotarsi a causa di affitti scandalosi di cui il Municipio e il Sindaco non possono ignorare le somme richieste da tempo ai negozianti, Lugano ha ormai capitolato dinnanzi alle forze dirompenti di proprietari, società, amministrazioni e multinazionali che dettano legge e decidono chi può o non può fare commercio in centro. E tutto si uniformizza e banalizza: dalle nuove stazioni di Alpransit ai declivi collinari di Morbio Superiore, dai negozi sotto i portici di Piazza Grande a Locarno alle proposte delle centinaia di centri commerciali generatori di traffico spesso inutile. Da tutta questa perdita della nostra identità geografica e urbana si distanzia Ascona: forse è proprio grazie al fatto che da anni è frequentata e pensata da germanofoni, e grazie al fatto che è l’unico vero tourist resort del Ticino, oggi il borgo conserva e promuove quelle peculiarità e quelle caratteristiche che lo rendono piacevole. Dunque, di nuovo, è solo grazie agli altri che riusciamo veramente a distanziarci dalla nostra provinciale e triste mediocrità.

Francesco Mismirigo, 3 settembre 2016