L’autunno, forse più che l’estate, si presta assai bene per partire a piedi alla scoperta del Passo del San Gottardo, ad esempio salendo dall’Ospizio fino al Lago Sella o scendendo fino ad Airolo lungo la storica Via Tremola. Meno turisti, meno automobili, meno moto e meno biciclette: con l’autunno ritorna finalmente il silenzio a oltre 2000 metri, e solo si odono le grida di marmotte e rapaci. E poi la luce dorata dei prati e dei larici contrasta a meraviglia con la nitidezza dell’azzurro.

Il San Gottardo non è una montagna isolata, ma un intero massiccio, composto da molte cime, laghetti e ghiacciai: è il cuore del cuore dell’Europa sul quale nascono quattro fra i principali fiumi del continente, che scorrono in altrettante direzioni. E’ la chiave delle Alpi ma la sua conquista fu possibile solo a partire dal 13° secolo: infatti, gli ostacoli naturali delle gole urane sembravano insormontabili. Quindi celti, rezii, leponti, romani, franchi e longobardi preferirono attraversare il continente passando da vie meno brevi e veloci ma più accessibili quali il Lucus Magnum ovvero il Lucomagno, il Septimer o il Mons Jovis (Julier).

Ancora non si parlava di questa via che preso poi il nome di un Abate benedettino, Gottardo, nato nel 961 e canonizzato nel 1131, protettore contro la gotta, i reumatismi e i segni del vaiolo. Poi verso il 1200 grazie ad un patto con il diavolo si riuscì a costruire lo Stiebender Steg e la Twärrenbrücke che aprirono finalmente la via delle genti alla gente. Iniziarono così secoli di affari e guadagni per gli uni e di guerre, massacri e miserie per gli altri. E terminarono pure i ritmi di vita tranquilli delle popolazioni delle vallate a sud e a nord del massiccio, fino allora lembi sperduti del Sacro Romano Impero.

La nuova mulattiera suscitò subito gli interessi degli Asburgo dapprima, e poi quelli di primitivi montanari dell’attuale Lago dei Quattro Cantoni che si illudevano di conquistarla per poi conquistare le ricche pianure lombarde.  Valanghe e frane erano una minaccia continua per viandanti, commercianti e truppe. Solo nel 1708 fu costruita la prima galleria prima di Andermatt, lunga 64 metri e chiamata la Buca d’Uri, che diede avvio ad un nuovo capitolo nella storia delle comunicazioni fra le Valli Lepontine e le terre dei balivi, poiché permise anche il passaggio di carri e carrozze.

La prima vera carrozzabile attraverso le Alpi fu quella del Sempione aperta nel 1801. Poi, mentre  Suvorow si batteva contro i francesi a quota 2000 metri, seguirono le aperture dello Spluga e del San Bernardino. Solo nel 1830 fu completata una strada, che ancor oggi segue parzialmente l’antico tracciato, la Via Tremola: grazie al lavoro di Francesco Meschini la strada portò sul Passo le prime diligenze e i primi turisti, come quelli dipinti da Rudolf Koller nel 1873, che si rifocillavano nella Vecchia Sosta. Poi l’arrivo nel 1882 del treno il “cavallo di fuoco” fece andare in pensione anche Alois Zgraggen, l’ultimo postiglione. Mentre la costruzione di due lunghe gallerie, quella stradale prima aperta nel 1980, e quella ferroviaria dopo inaugurata nel 2016, ebbe l’effetto di una calamita attirando non solo più passeggeri sui treni, ma pure milioni di automobilisti e camionisti da tutta Europa che, lasciando solo i gas di scarico quale ricordo del loro veloce passaggio, ignorano ormai il romantico effetto dell’altezza.  Fm / 30 settembre 2017

Come arrivare: in treno fino ad Airolo o Göschenen, poi in autopostale fino al passo

Dove dormire: all’Ospizio del San Gottardo, oppure al Châlet Stella Alpina di Bedretto, con ottimo ristorante e spa.

Informazioni qui

Un libro: “Il Gottardo” di Carl Spittler, a cura di Mattia Mantovani, Armando Dadò, Locarno 2017. Riedizione e traduzione dell’originale del 1897. Spittler è l’unico premio Nobel svizzero per la letteratura.