Il Mar Caspio in realtà è un lago. Deve il nome di “mare” alla sua estensione, alla salinità delle sue acque, in particolare nella sua parte meridionale, e alle sue origini. Infatti, circa 600 milioni di anni fa nella zona sud-orientale dell’Europa si estendeva un’immensa distesa di acqua salata, l’oceano Tetide, che durante il periodo quaternario si prosciugò lasciando i bacini dei Mari Nero, Caspio e d’Aral, oltre ai laghi Balaton e Neusiedl. Il Caspio si estende per 371 000 km² al centro della depressione aralo-caspica, tanto da trovarsi a 28 metri sotto il livello del mare. Al confine tra Europa e Asia, ha una superficie di oltre quattro volte quella del Lago Superiore (USA-Canada). Più grande distesa d’acqua interna al mondo, è privo di emissari ma ha invece tre grandi immissari, i fiumi Volga, Küra e Ural. La regione presenta scarsità di precipitazioni ed elevate temperature che favoriscono una forte evaporazione. Ragion per cui ogni anno l’estensione del mar Caspio diminuisce.

Le gigantesche riserve di petrolio e gas naturale del Caspio si notano già alla periferia di Baku, capitale dell’Azerbaijan. Ovunque, sulla terra e nel mare, pozzi per le trivellazioni, piccoli laghi di petrolio, fuoriuscite di gas in fiamme, come la celebre Yanar Dag, la montagna di fuoco citata da Marco Polo, e piccoli e grandi vulcani di fango. A sud della capitale, nella vasta zona desertica del Gobusthan, patrimonio dell’umanità per le sue celebri pitture rupestri, a bordo di vecchie Lada sovietiche guidate da coraggiosi giovanotti locali su piste improponibili si può andare a visitare un paesaggio affascinante ma un poco sinistro. Fra colline grigie e sabbiose emerge un’infinità di piccoli crateri dai quali, fra vari blob, blob, blob…, sgorga del fango che sarebbe opportuno evitare di toccare e calpestare. Mentre dinnanzi nell’immensità del Caspio appaiono i resti di una città costruita su palafitte dove vivevano, e vivono ancora, operai con le loro famiglie, addetti all’estrazione del petrolio. Una realtà che certe guide locali di stampo ancora assai sovietico preferiscono non ricordare. Poco distante il Parco nazionale del Gobusthan merita una visita: non solo per l’eccellente museo storico, ma soprattutto per quanto offre il territorio: graffiti e pitture rupestri che testimoniano che nel Paleolitico superiore, ovvero 35 mila anni a. C., in questa zona la vita umana era già possibile. Conosciuto dunque sin dagli albori della Storia, il Mar Caspio fu esplorato dal generale macedone Patrocle e poi dai Romani che lo chiamarono Mar Ircano, dal nome della regione compresa nell’antica Persia.

Il Mare in Azerbaijan c’è, lo si vede da lontano ma non lo si frequenta. Forse perché la forte evaporazione del Caspio comporta una concentrazione sempre più alta di elementi inquinanti di sovietica, ma non solo, memoria (pesticidi, residui di fertilizzanti chimici e altre sostanze) che mettono a rischio la fauna e la flora marine, ma pure l’esistenza stessa della vita. La sua salinità è invece dovuta all’apporto continuo di materiale disciolto nei fiumi. E dato il piccolo volume d’acqua la salinità può essere anche molto superiore a quella del mare. Il suo livello è sceso di un metro e mezzo in circa 20 anni e continua ad abbassarsi. Il lago più grande del mondo soffre dunque l’eccessiva evaporazione poiché l’apporto da piogge e fiumi è sempre più scarso. A questo ritmo tutta la sua parte settentrionale potrebbe sparire entro la fine del secolo. Come già successe con il vicino Mare d’Aral con un danno economico e ambientale incalcolabile.

Il vertice di Aktau tra i cinque Paesi rivieraschi (Russia, Iran, Azerbaijian, Kazakistan e Turkmenistan) dello scorso agosto condizionerà il futuro sfruttamento e il controllo strategico del Mar Caspio. Secondo i termini dell’accordo il grande bacino, le cui acque non sono collegate ad alcun oceano, in futuro non sarà considerato né un mare né un lago e tutte le attività umane di sfruttamento delle sue ingenti risorse (soprattutto le gigantesche riserve di petrolio e gas naturale) saranno regolate secondo quanto convenuto dai cinque capi di Stato. Nello specifico il Caspio, in superficie, sarà soggetto alle norme internazionali applicate ai mari in merito a limiti delle acque territoriali, zone di sfruttamento esclusivo e accesso militare riservato soltanto alle nazioni rivierasche. Invece il fondale e il sottosuolo saranno considerati alla stregua di una «terra emersa» . La necessità di un accordo per regolare la vita del Mar Caspio risale ormai al 1991 quando la fine dell’URSS, che si era confrontata solo con l’Iran nella gestione delle acque, portò sulla scena internazionale Azerbaijan, Kazakistan e Turkmenistan. Secondo il presidente russo Putin «i Paesi del Caspio danno una grande importanza alla sicurezza e al contrasto delle moderne sfide e minacce.” Tutta la regione si trova infatti vicino a zone di tensione e di attività terroristiche. Ancora oggi l’Azerbaijan è formalmente in guerra con l’Armenia a causa del Nogorno Karabakh, la Georgia con la Russia a seguito delle occupazioni da parte di Mosca di Abkhazia e Ossezia del Sud. Poi non dimentichiamo le tensioni in Cecenia, in Inguscezia e nel Daghestan russi. E poco a sud il Kurdistan è sempre in ebollizione, senza dimenticare le minacce dell’Isis e l’irrisolto problema dei rapporti tra Turchia ed Armenia con la conseguente persistente rottura delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi originata dal genocidio armeno del 1915. Un genocidio che Turchia e Azerbaijan non sembrano pronti a riconoscere.© Fm / 14 ottobre 2018

Come arrivare: aeroporto internazionale a Baku, poi auto a noleggio preferibilmente con autista o guida locali.

Dove dormire: a Baku Hôtel Pullman. Un po’ discosto dal centro, ma propone una navetta gratuita. Belle e grandi camere, ottima cucina locale, servizio impeccabile e cordiale.

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