Chi pensa all’Oman attuale spesso immagina una vasta regione desertica e montagnosa fra gli Emirati Arabi Uniti e lo Yemen, con insediamenti urbani ultramoderni, architetture faraoniche, alta tecnologia, spiagge e tanta ricchezza, ovunque. Al suo passato associamo poche immagini: beduini, cammelli, carovane che trasportano l’incenso, fortificazioni. Di fatto l’Oman, destinazione decisamente molto cara rispetto a quanto sa e può offrire, è un vasto sultanato desertico e montagnoso, rimasto per secoli sconosciuto e chiuso su sé stesso e ritornato alla ribalta solo alla fine degli anni 60, grazie allo sfruttamento del petrolio.

Qui a differenza di Dubai non ci sono né grattacieli avveniristici né boutiques di superlusso. Ma come ovunque nella penisola arabica l’auto la fa da padrone: ovunque vi sono strade e autostrade, molte ancora in costruzione che sembrano portare verso il nulla del nulla. E nei centri urbani non finiscono mai le distese di moderni palazzi e di centri commerciali giganteschi, di rivenditori d’auto grandi come cattedrali, di centri amministrativi, culturali, religiosi, sanitari e sociali, e di condomini e case singole, costruiti senza un’apparente logica urbanistica. Ma tutti con accenni all’architettura tradizionale omanita. Lo spazio è tale che non si bada alla protezione del territorio. E quasi tutte le costruzioni sono rigorosamente circondate da alte mura. Per impedire alle capre di entrare nei giardini e per proteggere le donne dagli sguardi altrui (sic!). Dicono. E ovunque tanta, troppa, aria condizionata. All’eccesso.

Mascate, la capitale, sembra immensa con tutte le sue bianche costruzioni sparse  per km a nord e a sud del  centro storico e collegate da strade e supertrade. Molto anonima nella sua la parte moderna, salvo per alcuni palazzi come la Royal Opera House e la Grande Moschea del Sultano Qaboos del 2001, immensa e capace di accogliere 20 mila persone, nella sua parte più antica, ovvero Old Muscat e Matrah, la capitale conserva purtroppo ben poco della sua tipica architettura originale. La modernità e la ricchezza improvvise sembrano aver divorato il passato. Salvo alcuni forti come Al Jalali e Al Mirani che sembrano proteggere il moderno palazzo Al Alam del sultano. Poco o nulla ricorda quanto possiamo vedere nelle vecchie foto esposte nell’interessante museo storico Bai Al Zubair e pubblicate nel libro “Old Oman” di W. D. Peyton. Anche se molto fatiscente, solo il quartiere attorno al piccolo suq di Matrah, molto turistico, permette di immaginare come fosse la struttura antica di Mascate, che sposa in modo abile gli stili delle Indie a quelli arabo-musulmani, delle coste somali e dei colonizzatori portoghesi, e la vita dei pescatori e dei commercianti.

Molti turisti oggi vanno in Oman per le sue spiagge e per il suo mare azzurro, caldissimo, e per le temperature molto elevate (fra i 35 e i 45 gradi). Le strutture alberghiere balneari sono molto moderne e sono adatte soprattutto alle famiglie. Ed è forse il mare che offre il miglior benvenuto in Oman, in particolare viaggiando a bordo di una piccola imbarcazione tradizionale al tramonto dove con uno sguardo vedi i forti contrasti color arancio delle coste che si infiammano, e con un altro immagini oltre il blu-viola del vasto Oceano Indiano ormai nell’oscurità le terre d’Iran e gli altipiani afghani.

Chi non volesse limitarsi alle spiagge lungo coste color giallo ocra molto frastagliate può partire nell’entroterra omanita alla scoperta di un deserto a volte roccioso (hamada), a volte sabbioso e inciso profondamente dal corso di numerosi wadi, che durante la stagione delle piogge possono diventare fiumi minacciosi. Lasciando Mascate compare una terra bruna che piano piano si alza, fino a diventare una montagna alta oltre 3000 m. Un panorama grandioso, pietroso, un largo canyon con spuntoni e gole: siamo sui monti Al Hajar e sotto di noi c’è il Jebel Shams, una sorta di Grand Canyon omanita a nord della storica oasi di Nizwa. Spettacolare lo è pure la piccola oasi di Wadi Bani Khalid a sud della città di Sur, dove in un decoro che ricorda le gole di Ponte Brolla…, si può fare il bagno. Poco più a nord troviamo le Wahiba Sands. Immensa distesa di sabbia desertica rossa che strappa tramonti da favola. Ci sono diversi campi alle Wahiba Sands dove è possibile campeggiare e vivere il deserto, fare un’escursione in cammello o con un fuoristrada col 4×4 sulle dune, o semplicemente rilassarsi nella sabbia guardando le stelle. Con il fuoco in mezzo, degli spiedini a cuocere, e del the da bere alla luce della luna. Un’occasione unica, un privilegio. Poi alla fine forse ti resta solo quello. Fm / 23 ottobre 2017

Come arrivare: voli diretti da Milano Malpensa con Oman Air (durata ca 7 ore)

Dove dormire: Golden Tulip Nizwa, eleganza orientale ma non troppo, in mezzo al deserto roccioso a pochi km da Nizwa.

Informazioni qui

Vedi anche , oppure, oppure.http://it.euronews.com/2017/01/26/la-royal-opera-house-muscat