L’Oman ha preso poco dai ricchi vicini Stati del Golfo. Sicuramente non i lussuosi e assurdi eccessi. Quando Qaboos bin Said al Said andò al potere, l’Oman aveva tre scuole e 10 chilometri di strade asfaltate. La prima strada risale ai pochi km realizzati nel 1929 quando nel Paese vi erano 4 automobili. Oggi l’Oman è considerato una sorta di Svizzera dell’oriente. Paese stabile, pacifico e neutrale, con una sua politica estera indipendente, dove l’Islam, in maggioranza ibadita, è molto moderato, e la società è molto tollerante. Le pratiche di altre religioni come il cristianesimo e l’induismo sono affermate e nella Cattedrale di Mascate dei Santi Pietro e Paolo, nel quartiere di Ruwi costruita dallo Stato, la funzione della messa è regolare. E non vi è nessun problema per un cristiano entrare in una moschea.

Gli edifici nelle città, seppur molto recenti, maestosi ed eleganti, sono spesso anonimi e in gran parte di cemento e non superano l’altezza di pochi piani. Minareti a parte. E quasi tutti hanno tratti tradizionali come una cupola, finestre a graticcio, arabeschi o tetti merlati. Nelle immense distese desertiche si pratica allevamento e pastorizia. I villaggi delle montagne dell’Hajar e delle steppe desertiche che sembrano scenari da albori del creato, circondati da vasti palmeti e da sistemi di irrigazione tradizionali come Al Hamra e Misfat, hanno prevalentemente case di terra, argilla e paglia con interessanti arabeschi e moucharabieh, ma sono spesso in rovina. Molte sono state costruite in modo da canalizzare le correnti d’aria e creare così un sistema di raffreddamento naturale contro la calura estiva e spesso sono un magnifico esempio di architettura in osmosi con l’ambiente circostante. L’architettura a scopo difensivo trova la sua massima espressione nei forti, nei castelli e nelle muraglie, tra cui ricordiamo il castello di Jabrin, il forte di Bahla e i suoi bastioni, iscritti nel patrimonio mondiale dell’Unesco.

L’80 per cento dell’economia omanita si basa sull’estrazione e il commercio del petrolio e del gas. Ma non vi sono progetti che facciano pensare al dopo petrolio. Eppure l’energia solare potrebbe essere maggiormente sfruttata. L’acqua è un bene preziosissimo. Ovunque circolano camion cisterna blu con l’acqua potabile. E tutti bevono solo acqua in bottiglie di plastica, che poi ritroviamo anche fra le sabbie e nelle case diroccate… Se solo gli omaniti si preoccupassero di tenerli con più cura villaggi e spiagge, salvo quelle linde davanti agli hotel di lusso. E quelle della riserva naturale delle isole Daymaniyat.

In Oman non si pagano Iva e imposte sul reddito delle persone fisiche. Le sovvenzioni all’agricoltura e alla pesca – alla base dell’economia di sussistenza prima dello sfruttamento delle risorse petrolifere – non si contano. Giovani che mettono su famiglia e donne divorziate possono ottenere gratuitamente un pezzo di terra per costruirci la casa. L’assistenza sanitaria, che è ai livelli europei, è  concessa con l’acquisto di un tesserino annuale del costo di 2 dollari e mezzo. Le scuole sono gratuite fino al secondo grado. Tutti benefici riservati solo ai cittadini omaniti. Gli uomini bianchi… Strana società, strano Paese. Agli albori ma pure alla fine del mondo. Deserti rossi e rosa, terre e montagne brune, ocra e viola, coste zafferano e mare blu intenso. Un paradiso. Eppure, non convince. Fm / 25 settembre 2017

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