In Ticino la conservazione del patrimonio sembra una battaglia fra Davide e Golia. Terra molto ambita da società, promotori e speculatori immobiliari – e la cui popolazione brilla per le sue capacità nel saper monetizzare ogni parcella di territorio senza suscitare grandi e durevoli opposizioni – conserva tuttavia ancora pregevoli aspetti della sua memoria architettonica ottocentesca e novecentesca. Memoria che sarà ben presto tutta ridotta in polvere?

I gridi di allarme e le proteste lanciati dalla società civile, da intellettuali o da movimenti ecologisti decisi a proteggere il nostro patrimonio culturale, anche quello semplicemente simbolico o rappresentativo di un’epoca, rimangono spesso senza risposta. Si legge che gli enti pubblici non hanno la prerogativa di intervenire quando il terreno è privato. Ma chi emette il permesso di costruzione e/o di demolizione?

A questo punto sorge legittima una domanda: perché non far intervenire anche in Ticino il World Monuments Fund (WMF), una potente organizzazione privata non profit con sede a New York che si dedica alla protezione del patrimonio mondiale. L’iscrizione al WMF aprirebbe nuove opportunità per chi si batte per la difesa del nostro patrimonio. Sembra un’idea folle?

Il World Monuments Fund è un’organizzazione il cui fine è la preservazione di manufatti architettonici storici e di siti con rilevanza storico-culturale in tutto il mondo attraverso il lavoro sul campo, la promozione, borse di studio e fondi per l’educazione e l’addestramento di esperti in loco. Fondato nel 1965, oggi ha uffici e filiali in tutto il mondo, quattro in Europa.

Grazie a donazioni e a raccolte di fondi il WMF coopera con governi e comunità locali per salvaguardare e conservare siti di valore storico a beneficio delle future generazioni. Più di 550 siti in 90 paesi, molti dei quali dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, hanno ricevuto assistenza dal WMF. Fra i più noti troviamo i templi di Angkor in Cambogia, il Castello di Chantilly in Francia, la città fantasma di Craco in Basilicata, edifici storici a Roma, siti nell’Isola di Pasqua, l’egiziana Luxor e Lalibela in Etiopia, la missione dei Gesuiti di San Ignacio Minì in Argentina, l’antica città maya di Naranjo in Guatemala, l’acquedotto romano di Segovia come pure 25 progetti di conservazione a Venezia. Il World Monuments Fund ha destinato risorse pure alla preservazione di siti di importanza storica negli Stati Uniti.

Dal 1996 il WMF pubblica una World Monuments Watch List of Endangered Sites. Una lista dei 100 siti storico-archeologici di rilevanza mondiale più a rischio che serve a portare all’attenzione pubblica internazionale siti storico-archeologici minacciati da abbandono, vandalismi, conflitti armati, sviluppo incontrollato, disastri naturali e cambiamenti climatici, promuovendo le attività di conservazione. I siti sono proposti da organizzazioni governative e non, gruppi locali e professionisti. Sono presi in considerazione siti con valenza culturale di tutti i tipi e periodi storici (anche contemporanei): da quelli archeologici alle costruzioni religiose e non, a paesaggi particolari, anche urbani. Nel 2006 WMF ha lanciato un programma di conservazione e supporto per le architetture moderne denominato Modernism at Risk. Comprende un premio attribuito a studi o singoli professionisti quale riconoscimento per soluzioni innovative che contribuiscono a preservare o migliorare pietre miliari dell’architettura urbana moderna.

Potrebbe sembrare supponente pretendere che un’organizzazione di tale portata possa trovare interessante il nostro Cantone. Eppure in assenza di una vera legge urbanistica cantonale che tuteli e valorizzi pure il paesaggio naturale e umano, bocciata nel 1969, dinnanzi alla distruzione lenta e inesorabile del nostro patrimonio storico e architettonico e alla cementificazione del territorio nonostante leggi, disposizioni e piani regolatori, vien da pensare che la “salvezza” potrebbe arrivare dall’esterno, come spesso capita.

A Beirut, che per certi versi ricorda Lugano per quanto riguarda speculazione edilizia, distruzione del patrimonio storico, lusso, affari e traffico, l’ONG Save Beirut Heritage ha fatto iscrivere numerosi monumenti e palazzi nella lista del WMF per permettere la loro salvaguardia dalle ruspe. In questo modo l’ONG non solo cerca di salvare palazzi da un declino irreversibile, ma promette anche di essere un buon esempio di sviluppo.

Basti pensare al Castello di Trevano, alle ville di Via Franscini e ai grandi alberghi a Lugano, alla Romantica e a Villa Branca a Melide, al Grand Hôtel e alle ville del Quartiere Rusca di Locarno, al Sanatorio di Agra, al Grand Hôtel di Brissago … : pure in Ticino a seguito di presunti incidenti, di condizioni meteorologiche o di interessi economici si corre e si è recentemente corso il rischio di veder trasformare strutture ancora salvabili in rovine pronte a sparire sotto le pressioni dei demolitori. Non tutte hanno avuto la fortuna dell’ex Palace di Lugano e del Palacinema di Locarno, e sono sparite. Un destino già vissuto, dopo simili scenari, da decine di edifici storici in tutta la capitale libanese. Come in Libano, anche in Ticino da molti edifici in rovina esce un grido che risuona come un eco del passato e che ci proietta nel futuro. Un grido che chiede la conservazione dell’identità culturale e di una spiritualità ormai perduta. E che richiama, non solo per motivi estetici, i valori della civiltà denunciando l’iconoclastica distruzione.

E’ difficilmente concepibile che il Ticino possa costruire un suo futuro armonioso basato sulla distruzione delle sue identità perdute. Non si tratta di operare come talebani passeisti ma di saper (ri)definire l’identità culturale della regione. Sembra incomprensibile che sia così difficile farlo se pensiamo al fatto che il Cantone ospita un’Accademia di architettura. Ma forse è questo il futuro che ci meritiamo: cubi di cemento a vista che possano portare profitti immediati. Solitamente quando conflitti politici ed eccessi economici minacciano l’essenza stessa di un’identità artisti e intellettuali si mobilitando, uniti e con veemenza. In Ticino non succede più, o molto raramente. A cosa assomiglierà dunque il nostro futuro? Al Caos, divinità primordiale da cui tutto deriva e verso la quale il nostro mondo si sta muovendo inesorabilmente?

Francesco Mismirigo, 21 settembre 2016