A partire dal 1882 la compagnia del Gottardo propagandò la linea come una prodezza tecnica che esaltava la bellezza delle regioni attraversate. I primi manifesti illustravano le regioni meridionali svizzere e quelle dei laghi lombardi come assolati paradisi mediterranei ricoperti da vegetazione lussureggiante ed esotica e popolati da felici contadinelle con gerlo ai piedi di un Monte Bré con nuvole simili ai pennacchi di fumo del Vesuvio.

Iniziò così il mito del Cantone solatio e un’occupazione turistica e culturale da Nord dei nostri territorio e patrimonio, trasformati in modo non sempre pacifico e voluto ad usum turisticum: un’occupazione troppo spesso servilmente accettata e che diede una nuova identità al Ticino. Le immagini pittoresche e folcloriche del Cantone fecero il giro del Continente e taluni non esitarono a presentarci come un piccolo popolo primitivo allegro e spensierato, nonostante miseria, povertà e dure condizioni d’esistenza, come oggi fa oggi chi promuove mete esotiche quali Capo Verde o le Isole Tonga.

E i ticinesi si prestarono docilmente a posare e sfilare con improbabili costumi per il piacere dei forestieri. Il fascino del Ticino di fine 800 era divenuto tale da attirare pure bizzarri aristocratici che non si limitarono ad alloggiare nei primi Palace di Locarno e Lugano, ma che vi profusero in megalomani residenze le loro ricchezze. Ad esempio il barone russo Von Dervies fece costruire verso il 1880 a Trevano una specie di reggia con atrio pompeiano, una sala egizia e una cappella greca. La dimora disponeva di una sala per concerti e un teatro dell’opera e il barone mirava a farne uno dei massimi templi della musica al mondo. Purtroppo la ticinesità più tipica del piccolo popolo primitivo allegro, ottusa, e poco lungimirante, si espresse poi con le ruspe e nel 1961 distrusse con la dinamite quel luogo come seppe farlo con troppi altri durante gli ultimi 100 anni.

La scoperta turistica del Ticino fu accompagnata e favorita da numerose iniziative locali che dimostrarono un coraggio stupefacente. Ad esempio fra il 1890 e il 1912 le funicolari presero d’assolato i monti, dal San Salvatore alla Madonna del Sasso, e le ferrovie portarono i turisti fino a Bignasco, Mesocco, Tesserete, Acquarossa e Ponte Tresa. A tavola i primi turisti trovavano tipiche pietanze delle famiglie di pescatori, i dolci delle famiglie borghesi, abbinate a novità introdotte negli usi alimentari dallo sviluppo alberghiero. Ma la  carne di gatto non mancava mai nelle osterie…  © Fm / 19 ottobre 2018