In cinque anni di guerra in Siria il famoso e mitico Hôtel Baron di Aleppo (a Aleppo Ovest, nei pressi della stazione, zona controllata dal regime) ha visto sparire i suoi clienti. Oggi solo poche camere sono occupate da rifugiati. Armen Mazloumian, erede dei fondatori del Baron, è morto pochi mesi fa. Nonostante la guerra e la triste fine del suo hotel, fondato nel 1909, non ha mai voluto lasciare Aleppo. Roubina, la vedova, è l’unica custode dei luoghi e della loro memoria. Una memoria molto ricca: grandi figure del XX secolo hanno soggiornato nelle camere del Baron. E’ nella camera 203 che Agatha Christie ha scritto negli anni 30 il celebre “Assassinio sull’Orient Express”. Il condottiero Lawrence d’Arabia soggiornò invece nella 202. Tra le mura di Baron hanno pure soggiornato il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, il fondatore della Turchia moderna Mustafa Kamal Ataturk, il generale francese Charles de Gaulle e Re Faycal d’Arabia (oltre che il sottoscritto…). “La storia della Siria è stato scritto qui”, ha recentemente affermato Roubina a dei media russi.

Ma oggi quale storia si sta scrivendo a Aleppo? La storia di un regime sclerotico e assassino pronto al suicidio di massa piuttosto che all’aperture alla democrazia. La storia di Vladimir Putin, determinato a riportare la Russia allo status di potenza mondiale. Per il leader del Cremlino il raggiungimento di questo obiettivo passa dalla Siria e dai feroci bombardamenti contro i quartieri est di Aleppo, la cui caduta permetterebbe al regime siriano e a Mosca di prendere il sopravvento nei prossimi colloqui.

La storia che si scrive oggi ad Aleppo è anche quella di un’opposizione incapace di unirsi, in quanto minata da una moltitudine di ideologie contraddittorie. E’ la Storia delle potenze regionali – Iran, Turchia, Arabia Saudita – che in Siria muovono le loro pedine per difendere le loro posizioni locali.

Oggi la Storia che si scrive ad Aleppo è quella dell’impotenza delle potenze. E la stess avrebbe potuto essere diversa se nel 2013 americani e russi avessero voluto decidere di unirsi. Oggi Aleppo è il simbolo di un fallimento collettivo che si gioca nel peggior conflitto mai conosciuto sulla terra, e di un Paese che non esiste e non esisterà mai più. E quanto sono grato al destino per avermi permesso di conoscerlo prima che l’inferno aprisse le sue porte.

Francesco Mismirigo, 30 ottobre 2016