poidebard_antoine-002Un’occasione più unica che rara: quella di vedere delle immagini dall’alto del deserto siriano e delle coste libanesi e cartaginesi e di mitiche città come Palmyra, Sergilla, Sidone, Tyro, Cartagine… Immagini color sépia riprese dall’aereo negli anni ’20 da Antoine Poidebard, missionario gesuita francese ma soprattutto scrittore, esploratore, geografo, etnografo e archeologo per passione, e inventore della fotografia aerea applicata alla documentazione scientifica. Un nuovo metodo di indagine che si stava affermado dopo la Grande Guerra.

Oggi, all’epoca di Google Earth e dei satelliti spia che ci permettono di distinguere ogni dettaglio in modo quasi asettico, le vecchie fotografie di Poidebard ci fanno sognare non solo poiché ritraggono un mondo in parte ormai scomparso o distrutto dalla furia dell’Isis, ma soprattutto perché permettono ad ognuno di noi di immaginare cosa si potrebbe nasconde sotto la sabbia giacché, dove vi sono rovine di città o fortini, prende forme fiabesche. Veri archivi di sabbia.

Molte immagini ci riportano pure al clima di quegli anni del mandato francese in Medio Oriente e alla vita quotidiana di allora sia dei colonialisti sia degli indigeni: uomini con caschetto coloniale e bastone, notabili impettiti a cavallo, militari ottomani con sciabola, ma pure gente comune, anziani, contadini, donne e bambini e tante vecchie automobili di marche francesi che sembrano affondare nella sabbia. Scene che trasmettono grande serenità e dove la vita sembra scorrere molto tranquillamente se pensiamo agli orrori dell’oggi. Di particolare fascino sono pure le fotografie delle località e dei paesaggi della Mesopotamia e dell’Iran, in particolare quella della ferrovia per Bagdad ai piedi del monte Ararat imbiancato e quella del ponte di Bisotun, nonché quelle subacquee in Libano, di grande qualità tecnica e documentaristica.

Il Museo orientale di Beirut ha prestato una settantina di fotografie al Latenium di Hauterive (www.latenium.ch) , presso Neuchâtel (fermata FFS Saint-Blaise Lac o bus 101 e 107 dalla stazione cittadina). Interessante pure la parte archeologica preistorica e romana del museo, e il suo parco esterno con i villaggi palafitticoli ricostruiti. L’esposizione “Archives de sable” è visibile fino all’8 gennaio 2017.

Francesco Mismirigo, 12 ottobre 2016