“Polemica in Piazza Riforma: un espresso a 4 franchi e 20” così titolava Ticinonline il 24 settembre 2016 a proposito dei prezzi praticati dal gestore del Sass Café, Guido Sassi, sito in Piazza Riforma a Lugano. La notizia ha scatenato centinaia di commenti indignati, quasi tutti molto critici nei confronti soprattutto del gestore e delle sue affermazioni, ma pure della politica turistica locale e cantonale e dei prezzi praticati in generale in bar e ristoranti. In poche ore 19’301 persone hanno letto la notizia. A comprova che si tratta di un tema sensibile.

I gestori di bar e ristoranti possono scegliere di praticare i prezzi che meglio ritengono corretti. Sta poi al cittadino-cliente fare le sue scelte e assumerle, smettere di frequentare certi locali. Però c’è anche un aspetto di morale e di etica da parte di gestori di cui non sempre tengono conto. Non siamo né sulla Banhofstrasse di Zurigo né al terminal 1 dell’aeroporto di Ginevra.

Nel caso che ci interessa l’aspetto più riprovevole non è però tanto l‘esorbitante e assurdo prezzo richiesto per un caffè, ma piuttosto le affermazioni del gerente, che fin dai tempi in cui stava sull’Olimpo… beneficiando della corte del Re di turno si è sempre fatto notare per la sua foga e le sue scelte. Un modo come un altro per farsi pubblicità?

Ma cosa afferma Guido Sassi: «Gli affitti per noi sono sempre più cari”, sostiene. E questo è uno scandaloso dato di fatto che sta penalizzando tutto il commercio in centro Lugano. “E poi c’è il personale da pagare” continua Sassi. Ci mancherebbe. Ma la loro paga non si distanzia molto da quella del personale dei vicini Federale e Vannini dove il caffè costa molto, ma molto meno. “Il mio è un ristorante di qualità, non una caffetteria. Ho cinque chef in cucina da stipendiare in maniera corretta” afferma con una non velata supponenza. “A me la vendita del caffè rende poco o nulla. la abolirei pure. Però me lo chiedono. E se lo chiedono, lo devono pagare»: che genio dell’ospitalità, che maestro dell’accoglienza, che toni affabili. Il cliente è dunque solo una mucca da mungere.

«Noi esercenti dobbiamo pagare anche la manutenzione dei macchinari e la pulizia del locale” continua: una cosa che fanno pure altri. “Servire un espresso genera più costi rispetto al fatto di servire una Coca Cola. Questo il consumatore lo deve sempre sapere”: questo è tutto da provare giacché le associazioni dei consumatori affermano da tempo che il prezzo di pizze e caffè è decisamente troppo alto rispetto al costo reale e genera parecchi benefici. Infine conclude dicendo: “Non trovo per niente giusto che un cliente venga da me, si sieda per un’ora al tavolo del mio ristorante, usando il wifi gratuito, e mi beva solo un caffè pretendendo di pagarlo due franchi. Mi spiace, ma io non ci sto». Conoscendo quel locale si può anche pensare che non sia uno di quelli frequentati da studenti o pensionati. E se dovesse succedere che una persona resta a lungo ci sono mille modi per invitare a consumare o per far capire che il tavolo dovrebbe essere liberato. Non di certo penalizzando tutti indiscriminatamente. E danneggiando l’immagine di Lugano.

Il tema dei prezzi in bar e ristoranti ma pure in certi negozi di frutta e verdura del centro di Lugano, degli affitti e dei salari è uno di quelli molto sensibili. E’ vero che c’è il libero mercato: ma stupisce comunque l’apatia di media, partiti e sindacati in merito. Come se non si volesse mai sollevare il vaso di Pandora…

Francesco Mismirigo, 25 settembre 2016

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