Ad Arogno, in Val Mara, ci si passa troppo in fretta. Senza fermarsi, per raggiungere la Valle d’Intelvi. Spesso si ignora.Eppure questo è un interessante e antico paese, come indica il nome dialettale Rögn, di origine etrusca, che sorge su un terrazzo di origine glaciale, ai piedi del quale scorre la Mara, e dal quale la vista spazia sia dal Generoso al San Giorgio e alla defunta Campagna Adorna, sia da Morcote alla Valle del Cassarate e su gran parte del Lago di Lugano. Uno spettacolo unico anche dalla frazione di Pugerna, direttamente sul lago.

Arogno. un antico villaggio nel quale amava soggiornare nel XII secolo pure il Vescovo di Como Guglielmo della Torre presso il Castello di Doragno, di cui oggi restano solo alcune rovine della cinta muraria. Il nucleo con le sue case strette, la Cà Nova e la Casa Cometta, la Piazza Valecc e quella Grande, il Teatro Sociale, le viuzze, le fontane, i portici sembra protetto dalla bianca chiesa di Santo Stefano che lo sovrasta, una delle più significative costruzioni barocche del Ticino.

Fino a pochi anni fa la popolazione si dedicava all’agricoltura e alla pastorizia. E per l’appunto il soprannome degli abitanti è i bech, i cavari. Numerosi adulti per secoli dovettero emigrare e parecchi diventarono, assieme ai Maestri Campionesi e Comacini, architetti, stuccatori, pittori famosi che lasciarono le loro opere in tutta Europa, fra i quali Adamo che costruì il duomo di Trento e i Colomba che, al ritorno dai loro viaggi, rifecero la chiesa in stile barocco. Molti allora amavano ritrovarsi nella selva oscura di Pusio. Per preservare la pace del luogo, nacque allora una leggenda: pare che le streghe si ritrovassero lì a festeggiare il loro sabba. Memore di questi fatti Massimo Cometta scrisse una commedia di successo in dialetto che intitolò “i Strii da Püs”.

Il Paese, situato lungo una strada internazionale che sembra destinata ad essere dimenticata e lasciata scandalosamente stretta e ancora troppo pericolosa forse perché frequentata soprattutto da frontalieri, e dominato dai Monti Generoso e Sighignola, ed è circondato da numerosi oratori: San Rocco, San Vitale, San Michele. L’oratorio della Vergine ricorda invece l’acqua del fiume che sparì nelle viscere della terra fra il 19 e il 20 maggio del 1528, per poi apparire in zona Ca dal Farée. L’acqua di quella sorgente servì poi alle fabbriche di abbozzi per orologi che diedero lavoro alla gente del posto del 1873 al 1987, bloccando così definitivamente l’emigrazione. Fm / 21 ottobre 2018

Come arrivare: da Lugano o da Chiasso in treno fino a Maroggia, e poi Autopostale 541 via Rovio

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